Rientra a Roma dopo 200 anni uno dei quadri di cui la nobile famiglia d’origine toscana dovette privarsi nel 1799, per far fronte alle contribuzioni forzate imposte dai francesi durante l’occupazione della città. Il principe Tommaso Corsini, dopo la fine della Repubblica Romana, riuscì a recuperare diversi dipinti che erano stati venduti, ma non il celebre “autoritratto”. Con l’anteprima stampa del 20 febbraio le Gallerie Nazionali d’Arte Antica, nella sede di via della Lungara, presentano la mostra “Rembrandt alla Galleria Corsini: l’autoritratto come S. Paolo” a cura di Alessandro Cosma.
Non solo lo splendido “Autoritratto come San Paolo”, protagonista della mostra, ma anche un’incredibile selezione di stampe originali di Rembrandt, appartenute alla famiglia Corsini, e documenti viene esposta dal 21 febbraio al 15 giugno.
Una delle ferite più dolorose per il patrimonio artistico di Roma, ovvero l’alienazione forzata di opere d’arte durante il periodo dell’occupazione francese della città nel biennio 1798-99, viene in parte lenita da un ritorno. Anche se temporaneo. Dal 21 febbraio al 15 giugno 2020 le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano nella sede di Galleria Corsini la mostra “Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come san Paolo”, a cura di Alessandro Cosma.
Un’occasione per riaccogliere nella Capitale un’opera che fu fiore all’occhiello della collezione appartenuta alla celebre famiglia toscana per quasi 60 anni. Fino a quando venne venduta dal maestro di casa Ludovico Radice assieme ad altri 24 dipinti. Dopo la fine della Repubblica Romana Tommaso Corsini riuscì in parte a recuperare i quadri venduti. Furono diversi però i capolavori perduti. Tra cui “L’autoritratto” di Rembrandt.
Il quadro raffigura il pittore nelle vesti di San Paolo apostolo con la spada, simbolo di martirio, e molteplici epistole. L’artista olandese realizzò oltre 80 autoritratti tra dipinti, disegni e incisioni. Ma quello esposto a Palazzo Corsini è l’unico in cui l’autore è rappresentato in veste di figura biblica. “Il quadro testimonia la straordinaria qualità materica che caratterizza la tarda produzione di Rembrandt”, sottolinea il curatore Alessandro Cosma. “Lunghe e dense pennellate di colore sovrapposte evocano l’avvolgersi del turbante, mentre tocchi più brevi di toni color carne conferiscono spessore e vivavità al volto”, si legge nella nota stampa.
Assieme allo splendido autoritratto anche un’incredibile selezione di stampe originali di Rembrandt, appartenute alla famiglia Corsini, e alcuni straordinari documenti, tra cui la stima delle opere che Ludovico Radice fu costretto a vendere e la corrispondenza tra lui e il principe Tommaso.