Dal bujone di Ischia di Castro al borgo dimenticato di Celleno

Dal bujone di Ischia di Castro al borgo dimenticato di Celleno

Il Lazio è terra di inestimabili tesori. Contrappunti ha deciso di accompagnare i suoi lettori in questa scoperta, approfittando anche della primavera imminente. Se, infatti, Roma è bellissima, attorno c’è comunque molto altro che merita di essere visitato, spaziando dal mare ai monti fino a borghi antichissimi, scrigni di arte, cultura e buona tavola.

Un giro ad anello molto interessante, sotto tutti i punti di vista, che possiamo pensare di fare da Roma svegliandoci con calma, in tarda mattinata, per poi tornare nel pomeriggio, è un giro alla volta della Tuscia viterbese. E’ una gita adatta a tutta la famiglia e, di sicuro, anche ai più pigri.

In una soleggiata domenica mattina, siamo partiti imboccando l’Aurelia per sorpassare Tarquinia, giungere prima nell’area archeologica di Vulci per poi proseguire verso l’entroterra, fin quasi al Lago di Bolsena (versante di Marta e Montefiascone). Pur dubbiosi sul fermarci o meno, abbiamo deciso di riservare a Vulci un’intera giornata, vista la vastità del Parco Archeologico per tornarci, magari, in una stagione più avanzata e provare così anche l’attività di tubing che, per chi non sappia cosa sia, è costituita da una sorta di canottino in cui ci si acciambella per poi pagaiare in acqua nel laghetto del Pellicone.

Già nell’area di Vulci, la campagna si stringe attorno a noi e la città frenetica è solo un ricordo. Decidiamo di goderci con calma la strada nell’agro laziale e di non tradire i nostri intenti originari. La meta domenicale era stata scelta infatti, in prima battuta, sostanzialmente con intenti culinari, alla scoperta della cucina “povera” del Lazio, quella dei piatti abbondanti ma dagli ingredienti genuini. Avevamo prescelto la Trattoria da Giggiotto a Ischia di Castro e la visita non ci ha deluso, anzi, già da sola ci ha ripagati del viaggio! Portate abbondanti, così tanto che un piatto vale per due (e non è un’iperbole ma proprio vero!), ricette casarecce ma che non peccano in fantasia, ingredienti di qualità e simpatica accoglienza dei padroni di casa, cortesi ma schietti e alla mano. Se non siete vegetariani, insieme alle fettuccine al cinghiale, dovete per forza provare il bujone! Si tratta di un piatto di carne tipico della Tuscia, e dall’origine popolare, che abbiamo assaporato di vero gusto!

Soddisfatti e a pancia piena, non poteva mancare un giro per il paese che, con il suo caratteristico borgo arroccato, presenta eremi, grotte, santuari insieme a un’interessante necropoli etrusca.

Scorcio di Ischia di Castro

Da qui, rimessici in macchina, abbiamo deciso di superare il lago attraversando Montefiascone per fare tappa alla basilica medievale di San Flaviano.  Con i suoi affreschi e la sua meravigliosa mole di pietra, la chiesa svetta sulla Via Francigena regalandoci un prezioso esempio di architettura di matrice romanico-lombarda con rimaneggiamenti successivi databili dal XIII al XV secolo. E’ una sosta breve ma che di certo merita il tempo di una visita.

Dopo poca strada, eccoci poi, finalmente, al borgo abbandonato di Celleno dove siamo rimasti incantati dal panorama su una bellissima valle verdeggiante e dall’imponenza delle rovine di questa antica frazione viterbese che qualcuno, per fortuna, sta ristrutturando, e che ricorda, in miniatura, per la posizione e per il lungo passetto di collegamento, la maggiormente conosciuta Civita di Bagnoregio.

Borgo antico di Celleno

Borgo antico di Celleno

Borgo antico di Celleno

Borgo antico di Celleno

 

 

Il viaggio di ritorno, lungo la Cassia, ci ha condotti a Bagnaia nel pomeriggio verso le 16.00 dove, purtroppo, trovandoci in orario ancora invernale, non ci è stato possibile visitare la bellissima Villa Lante che abbiamo però appuntato tra le mete di un prossimo giro.

Bagnaia

Bagnaia

Bagnaia

Bagnaia

Anche solo una passeggiata tra le viuzze del centro vivissimo di Bagnaia e un caffè nella piazza maggiore, meritano una visita, così come imperdibile è il rientro lungo la Via Cimina che taglia i boschi che punteggiano la sommità del cratere vulcanico che ha dato origine al Lago di Vico.

E poi, ecco, a un tratto, ormai sulla via di casa, il tramonto sul lago per coronare una giornata bellissima tra tradizioni gastronomiche e bellezze d’arte della nostra Regione.

Tramonto sul Lago di Vico colto dalla Via Cimina

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