l’Ombra di Mazzini al Teatro Ghione, onora la memoria di un uomo dall’altissimo valore storico

l’Ombra di Mazzini al Teatro Ghione, onora la memoria di un uomo dall’altissimo valore storico

In occasione del 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, Giovedì 10 e venerdì 11 marzo 2022, al Teatro Ghione di Roma alle 20:30, va in scena L’ombra di Mazzini, Scritto e diretto da Emanuele Cecconi. Lo spettacolo è prodotto dalla Cooperativa Piano Zero Teatro e patrocinato dall’associazione Mazziniana Italiana, dal Touring Club Nazionale – Club di Territorio di Roma e dall’Osservatorio Nazionale Amianto

In scena:

Valerio Palozza, Giacinto Cavassa Conte di Carmagnola

Giuseppe Renzo, Giovanni Broglia

Federico Mastroianni, Guardia della torre, sicario

Salvatore Cuomo, Jacopo Ruffini

Fabrizio Bordignon, Thomas Carlyle, Cavalier Luigi Bongioanni di Castelborgo

Cristiano Leopardi, Pier Dionigi Pinelli

Mauro Ascenzi, colonnello Luciano Manara

Francesca Baragli, principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso

Laura Sellari, Margaret Fuller

Emanuele Cecconi, Giuseppe Mazzini

Il 10 marzo 1872 a Pisa, moriva Giuseppe Mazzini. Esattamente 150 anni dopo, al Teatro Ghione di Roma va in scena “l’ombra di Mazzini” uno spettacolo che ne onora e ne narra, con un’ attendibilità storica rara, il pensiero tradotto in azione. Emanuele Cecconi, con la sua drammaturgia e regia, opera facendo si che siano i personaggi che circondano il protagonista del testo a delinearne il profilo che si staglia più attuale che mai.

Per altro, così facendo, il drammaturgo rende giustizia alla memoria storica di un uomo che mette da parte se stesso e le proprie ambizioni per farsi mezzo di trasmissione degli ideali di unità, libertà e uguaglianza che contagiarono l’Italia e l’Europa fin dai primi anni dell’800.

Ph. Martino Fiorentini

Sulla scena si muovono, da una parte, i sostenitori di Mazzini che ci fanno toccare con mano quanto possa essere efficace un solo uomo che, con costanza, purezza d’animo e trasparenza, diffonde un pensiero che si trasforma in azione, dall’altra, gli osteggiatori: coloro che erano interessati a mantenere salde le monarchie in Italia e in Europa per non perdere il proprio lussuoso orticello.

Gli interpreti, tutti, riescono a rendere vive e moderne parole ed espressioni appartenenti a all’Italia del primo ‘800, tanto che possiamo riconoscere, in loro, noi stessi. Con dieci interpreti in scena non viene mai meno la coralità di un lavoro attoriale e registico fatto di dedizione e precisione. Vediamo rivivere davanti ai nostri occhi personaggi realmente esistiti, dall’animo puro, che portano avanti un ideale che infiamma i loro occhi e i loro cuori, in questo modo l’attore scompare, si mette da parte perché c’è una storia più urgente da far rivivere, proprio come fece Mazzini: si mise da parte perché c’era un ideale più alto e più urgente che doveva farsi carne. Il pensiero dello spettatore corre all’attualità e non può fare a meno di chiedersi: “se solo fossi in grado di tradurre in azione tutte le belle parole di pace, uguaglianza e libertà di cui mi riempio la bocca in modo schietto e puro come fecero gli italianissimi, forse avrei meno di cui rimproverarmi”

Ancora oggi in scena, consigliatissimo!

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