La cultura di donna del ‘900 è protagonista in un pomeriggio di storie e racconti. Nell’ambito della mostra “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia” si è tenuto il 12 giugno al WeGil l’appuntamento dal titolo “Tre donne nella Roma degli anni ’60 e ’70. Elsa Morante, Amelia Rosselli e Anna Maria Ortese”. Fulcro dell’evento, moderato da Giuseppe Garrera, gli interventi di tre autorevoli intellettuali: Adelia Battista, Maria Rosa Cutrufelli e Sandra Petrignani.
Elsa Morante, Amelia Rosselli e Anna Maria Ortese rappresentano tre personalità di assoluta grandezza nel panorama letterario del Novecento. Ottima scelta quindi, per parlare di simili profili, quella di chiamare altre donne di valore, scrittrici e giornaliste come Adelia Battista, Maria Rosa Cutrufelli e Sandra Petrignani, per l’incontro dal titolo “Tre donne nellaRoma degli anni ’60 e ’70. Elsa morante, Amelia Rosselli e Anna Maria Ortese”, svoltosi il 12 giugno al WeGil nell’ambito della mostra “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia”.
Un evento che è stato “un attraversamento delle parole”, come detto dal moderatore Giuseppe Garrera nell’introduzione. Il ricordo delle tre poetesse è anche quello della loro rilevanza politica. “Una prima radicale meditazione sulla questione femminile”, aggiunge Garrera, “dell’alterità dell’essere donna”.
Concetto che si declina in molteplici modi: come l’idea di “croce materna” introdotta da Sandra Petrignani parlando dell’opera di Elsa Morante. Quest’ultima esplora il rimpianto e la drammaticità di una dimensione per lei dolorosa, figlia di traumi personali. Una cupezza che si trasforma però in visionarietà, capacità che accomuna la Morante e Anna Maria Ortese, secondo Adelia Battista, “rendendole uniche”. “Riescono entrambe a raccontare il reale cercandone contemporaneamente un altro”.
Continua ricerca pungolata dal contrasto, nel pensiero della Ortese, tra vita e ragione. La conoscenza non può che passare attraverso un appartarsi a riflettere, interrogandosi su tutto ciò che non si comprende. “Una scrittrice morale”, aggiunge Maria Rosa Cutrufelli, “che indaga il bene e il male nella loro forma pubblica e privata”.
Per giungere ad Amelia Rosselli, imprigionata nei propri abissi. In quei “labirinti e selve della storia” creati da tragedie di guerra che la segneranno per sempre. Una infinità fragilità che diviene però forza angelica nella poesia. Capacità di volare declamando versi e parole con un’attitudine musicale unica.