Per far nascere una strada si cancellò un’altura. Ancora un mese per riscoprire, o forse conoscere, le vicende legate allo sbancamento della Velia, il colle che un tempo si trovava tra Oppio e Palatino, attraverso i reperti rinvenuti durante i lavori. “1932, l’elefante e il colle perduto” è la mostra che fino al 24 maggio attende il visitatore ai Mercati di Traiano. Circa 100 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta, tra cui gli straordinari resti fossili di un elefante preistorico.
Alcuni scatti dalla mostra “1932, l’elefante e il colle perduto” ai Mercati di Traiano fino al 24 maggio
Una nascita per una morte. Via dell’Impero, il palcoscenico cerimoniale del regime fascista, vide la luce solo a seguito della distruzione della collina Velia, posta tra Palatino e Oppio, nel 1931-32. Scavi condotti senza metodo scientifico che cancellarono il giardino di Villa Rivaldi e numerosi edifici antichi ma, fortunatamente, risparmiarono i resti di un elefante preistorico, vissuto tra 460 mila e 370 mila anni fa. Oggi, a 90 anni di distanza, la mostra “1932, l’elefante e il colle perduto” ai Mercati di Traiano pone l’accento su una storia poco nota.
Fino al 24 maggio è possibile sfruttare l’occasione di vedere circa 100 opere, alcune identificate grazie a recenti ricerche ed esposte per la prima volta, che narrano le vicende di un’area dalla storia millenaria e dal fascino immenso, interessata negli anni 30 del novecento da enormi trasformazioni urbanistiche. Ricca di pereti archeologici, progetti grafici, disegni e cinegiornali provenienti dall’Archivio Luce, l’esposizione si compone di quattro sezioni.
Nella prima si analizza l’intervento di sbancamento, i rinvenimenti e la sistemazione architettonica del taglio della collina, in vista dell’apertura di Via dell’Impero. La seconda si concentra su Villa Rivaldi, bellissima residenza costruita a partire dal 1542 sulla sommità della Velia. La terza tappa è riservata alle decorazioni pittoriche di una grande domus d’epoca imperiale romana rinvenuta durante gli sterri. In particolare vengono esposti quattro frammenti di affreschi recuperati prima delle demolizioni.
Infine, il vero simbolo della mostra: i resti fossili del cranio e della difesa (zanna) sinistra dell’elefante antico Elephas Palaeoxodon Antiquus, ritrovati nello strato geologico a circa 11 metri dalla sommità della collina. Assieme ai resti vengono presentati anche disegni raffiguranti le varie fasi dei lavori.
L’elefante e il colle perduto, una storia da raccontare in uno dei musei simbolo di Roma.