UN PARTITO IN CERCA DI IDENTITA’. LETTERE APERTE A DARIO FRANCESCHINI. 6. FILIPPO CARACCIOLO

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(24.5.09) Proseguiamo con questo scritto la serie di interventi critici che abbiamo deciso di pubblicare per contribuire, per quanto ci è possibile, a una riflessione collettiva sulle prospettive del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni europee e provinciali: un appuntamento a cui il Pd rischia purtroppo di arrivare in grave crisi di identità e quindi, fatalmente, di consensi. Con il pericolo che un risultato negativo ancora più pesante di quanto fino a poco tempo fa si poteva immaginare metta una pietra tombale, almeno nel breve-medio periodo, sulla possibilità di contrastare lo strapotere dilagante dell'Uomo di Arcore.

Lettera aperta di Filippo Caracciolo

Caro Franceschini
, per sostenere ciò che penso e che mi accingo a dirti, potrei attaccare con le solite concezioni giusnaturalistiche caratterizzate dal “Patto sociale”, oppure con le idee di giustizia sociale e di solidarietà tendenti ad una società dei “Liberi ed uguali”.
Temo però che ciò possa causare al lettore una naturale, e per certi versi giustificata, orticaria derivante dalla cronica allergia all’Idealismo (o Massimalismo) oramai estintosi grazie sopratutto alle tante Realpolitik degli ultimi decenni perseguite dai governi nazionali, nessun colore escluso, per la famosa Ragion di Stato che, con l’annacquare la tensione ideologica, ha totalmente sacrificato la politica ed il diritto alla “sana” economia ed all’integrità del bilancio pubblico (benedetti ragionieri!). Ma ciò è servito? ci sentiamo migliori come uomini e cittadini? abbiamo raggiunto mete positive? I risultati, al contrario, sono sotto gli occhi di tutti…
Non mi riferirò quindi ad antiche utopie, né alle lotte di classe e neanche alla Città del Sole del mio illustre e dimenticato conterraneo Tommaso Campanella, e men che meno alle mie profonde radici cristiane, per dare ricette sul sostegno al benessere della collettività e sul “Partito ideale” che lo persegue. Pur correndo il rischio di banalizzare il tema invece così delicato, ti (mi) chiedo solo come sia possibile di fronte al dilagare della lacerazione e dell’odio sociale, dell’acredine dialettica, del becero individualismo, del dileggio continuo – humus in cui la maggioranza politica del Paese trova le proprie genesi e la ragion d’essere – proporre ancora un soggetto politico come “contro” qualcosa o qualcuno e non piuttosto come “a favore” di qualcosa o di qualcuno.

I rischi
Intendo in sintesi così esprimere meglio il concetto:

  1. se io parlo sempre male dell’avversario, comunque gli faccio pubblicità, per giunta gratis, e lo rendo martire agli occhi dei più 
  2. apparire in TV nei mercatini rionali, o in giro sui treni al Sud (moderni ed efficienti, vero?), aiuta davvero poco a rinforzare l’idea di vicinanza del PD alle persone comuni, il che andrebbe da sé, perché così ci si limita a fornire immagini vagamente propagandistiche, trite e ritrite, scarsamente evocative della proposta politica che invece dovrebbe essere espressa chiaramente  
  3. infine, continuare ad evocare scenari apocalittici per la crisi economica, o degli altri gravi problemi sociali di oggi, enfatizzandoli e denunciando l’indifendibile menefreghismo governativo, certo potrebbe servire, ma non paga più di tanto nel medio/lungo termine per le ragioni che seguono.

I suggerimenti
Come è facile intuire, non sono un politologo, e neanche invidio la dirigenza del Partito in questo momento di profonda crisi di identità sociale prima ancora che politica, però mi permetto dal mio osservatorio “privilegiato” di cittadino/elettore/lavoratore/meridionale/democratico/ecchipiunehapiunemetta, con la necessaria chiarezza, di suggerirti di:

  1. resistere alla tentazione di approvare l’atteggiamento dei giustizialisti forcaioli. Astieniti invece dal plaudire all’azione penale della Magistratura in corso d’opera contro i politici (è invece più costruttivo contro la criminalità organizzata) e non solidarizzare con le “mogli” deluse; ne guadagnerà l’immagine di serietà del Partito e del suo Segretario che invece, ora più che mai, si deve concentrare sui temi primari del benessere sociale perduto e del futuro delle prossime generazioni già compromesso dallo status quo;
  2. parlare del futuro dell’Italia sempre in termini positivi (mai più manifesti elettorali di “lacrime e sangue”), chiamando ad unità tutte le forze progressiste ed indicando cosa si farà concretamente quando guideranno il Paese;
  3. dare voce e speranza agli ultimi ed ai deboli in genere (disoccupati, precari , emarginati, lavoratori, pensionati, meridionali et similia) e diffidare da subito i gruppi di potere, lobby di affaristi/massoni/mafiosi/evasori fiscali istituzionalizzati metastasi dell’italica società, che la loro pacchia sta per finire e poi faremo davvero i conti (patti chiari con gli elettori, amicizia lunga);
  4. dialogare con i dipendenti pubblici, motivandoli col riconoscimento dell’utilità dei servizi resi, e confutare le poco nobili tesi demolitorie della P.A. e del servizio pubblico in generale;
  5. indicare alle generazioni future il modello della società moderna, giusta e solidale, che tutti noi agogniamo, risultato delle passate conquiste civili, sociali e sindacali oggi purtroppo ignorate e stravolte a colpi di decreti;
  6. convincere infine la Sinistra salottiera che il Popolo, non comprendendo il grande scandalo della divisione tra progressisti per l’atteggiamento di sterile distinguo idealista, non la segue più, e che al contrario si affida al capitalismo che con gli yesmen almeno si presenta “telegenicamente” unitario, fedele al leader sino alla fine del sistema.

Caro Segretario, pur da non iscritto, non posso che condividere la sua opposizione al vuoto politico che ci sta fagocitando, col fondato dubbio (o disperata certezza) che tuttavia nell’immediato ciò possa non bastare.
Sol omnibus lucet

Filippo Caracciolo

Dipendente pubblico, già coordinatore regionale CISL-Giustizia Calabria

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