L’amore del cuore

L’amore del cuore

Ha debuttato in prima nazionale, il 15 maggio, presso il Teatro Vascello, il nuovo spettacolo diretto da Lisa Ferlazzo Natoli, ultimo premio Ubu per la regia per il suo splendido lavoro in “When the Rain Stops Falling”, di Andrew Bowell.

Caryl Churchill e Lisa Ferlazzo Natoli

Di Giuseppe Menzo

È invece l’amore del cuore, di CarylChuchill, il titolo di questo nuova produzione de lacasadargilla e dello stesso Teatro Vascello, che la regista romana crea splendidamente, di nuovo, in ensamble con il suo più che collaudato gruppo di lavoro, che tra ottimi attori, il bravissimo Alessandro Ferroni, creatore di luci e scene, Maddalena Parise, responsabile delle eleganti scelte delle immagini e Camilla Carè, i cui sobri costumi calzano morbidi e delicati sui personaggi in azione, delineandone fisicità tutte diverse e tutte placidamente affascinanti, procede ormai spedito, da diversi anni, in una proposta teatrale sempre riconoscibile e di elevatissima fattura.

Lo spettacolo è dunque uno di quelli ai quali la Natoli ci ha ormai abituato con le sue ultime firme. Preciso, ricco nella sua essenzialità, pregno di una tensione che nel corso della vita spesso e volentieri subiamo senza saperla riconoscere appieno e che il buon Teatro sublima.

Un nucleo familiare in attesa, una figlia che sta per arrivare, una tavola imbandita per celebrare l’evento, l’esplodere della violenza verbale che abbastanza frequentemente permea i nuclei conviventi di lungo corso e quattro vite stanche, comunque sognatrici, speranzose e ferite, che avanzano a tentoni, in una narrazione che il testo e la regia vogliono sempre più gravida di stati d’animo forti.

La Churcyll è autrice vouyeristica oltre misura, la Natoli regista affamata in maniera evidente. I suoi preparati attori lavorano moltissimo e questo è evidente almeno all’occhio di chi conosce alcune dinamiche attoriali pre-rappresentazione. I professionisti sulla scena rinunciano, pare, ad un pizzico della loro spontaneità “hic et nunc”sull’altare di uno schema che li ingabbia facendoli brillare e che rende l’intreccio narrativo la portata principale della serata.

Come nello spettacolo che ha raccolto enormi consensi nell’ultima stagione teatrale pre-pandemia (citato in apertura di articolo), anche in questo è il sommerso che scopriamo a poco a poco a darci un’ulteriore chiave di lettura nella fruizione della messa in scena.

C’è tempo fino a domenica 23 per verificare di persona la veridicità di queste mie parole e per assistere a qualcosa che si staglia nel panorama nazionale teatrale sotto l’insegna dell’eccellenza.

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