CONSIP, IN TANTI VOGLIONO LA SUA PELLE. MA PER IL GOVERNO PRODI NON SAREBBE LA MOSSA GIUSTA

In vista del nuovo governo si scatenano
interessi di tutti i tipi. Tra i soggetti sotto attacco c’è la Consip,
che certe voci vorrebbero in via di ridimensionamento come centrale
acquisti della pubblica amministrazione. Ma uno spezzatino in venti
MiniConsip regionali più una nazionale non sarebbe una scelta intelligente. E neppure
sarebbe giusto dare troppo spazio alle pretese di Confindustria, che
vorrebbe marginalizzare la presenza pubblica sia nel campo della
politica degli acquisti, sia in quello dell’informatica

Articolo di Andrea Scaglione


Rumors contro la Consip.
Piccole lobby crescono, o meglio, cercano
spazio nel vuoto del potere di governo. Recenti indiscrezioni
giornalistiche (Italia Oggi 06/05/2006) prevedono, nella prossima
legislatura, un ridimensionamento del ruolo di Consip come centrale
acquisti della pubblica amministrazione. Consip dovrebbe diventare un
qualcosa che assomigli ad un osservatorio di mercato, per la fissazione
dei prezzi, e ad un ufficio studi, per la definizione di standard
merceologici. Le gare per le acquisizioni di beni e servizi dovrebbero
essere gestite da società di scopo alle dirette dipendenze delle
Regioni. Consip manterrebbe il ruolo di stazione appaltante solo per la
PA centrale.

Quale sia l’origine di tali indiscrezioni non è
dato saperlo. Il programma dell’Unione e quello della Casa delle
Libertà non prevedono una limitazione alle attività di Consip, anzi
entrambi i documenti sottolineano l’importanza di un contenimento dei
costi della PA ed esaltano, in tal senso, il ruolo della Società.

Certamente, alla luce della crescente autonomia economica degli enti
locali rispetto al Governo centrale, Consip dovrà adeguarsi. Il futuro
di Consip come centrale acquisti deve prevedere il coinvolgimento delle
autonomie locali, magari con l’entrata nel CdA di rappresentanti delle
Regioni. Al contrario, l’ipotesi di creare 21 società per ciascun
mercato regionale complicherebbe ulteriormente il risiko delle aziende
pubbliche elevando i costi di gestione del sistema.

Consip dovrà anche ricercare un rapporto più equilibrato con i mercati.
Nel recente passato sono state bandite gare con basi d’asta superiori
al miliardo di Euro. Probabilmente è stato un errore. Si pensi alla
recente vicenda della gara per i servizi di telefonia fissa (base
d’asta € 1.117 mln.), che ha influenzato l’andamento dei titoli di
borsa del settore TLC, ancor prima dell’aggiudicazione definitiva. Nel
prossimo futuro è auspicabile che le gare bandite non vadano ad
impattare in modo macroscopico sull’andamento dei mercati e sui
fatturati delle aziende.

Inoltre, bisogna sottolineare che Consip non è solo centrale acquisti,
ma nasce come società di consulenza per promuovere l’innovazione
tecnologica e di processo nella pubblica amministrazione centrale.
Questo ruolo non è stato mai sostenuto dalla politica. Le attività di
consulenza della Consip, salvo rare eccezioni, non sono andate oltre i
confini di via XX settembre.

A complicare lo scenario è intervenuto l’accorpamento di Finanze e
Tesoro, a cui è seguito l’acquisto di Sogei da parte del nuovo
Ministero dell’economia. Per tali sviluppi, Consip si è trovata ad
essere separata in casa con Sogei, senza aver mai contratto matrimonio.
A distanza di anni, il Ministero dell’economia non è ancora riuscito a
definire una politica industriale comune per queste due società
gemelle, entrambe di sua proprietà.

La trasformazione di Aipa, l’Autorità per l’informatica nella pubblica
amministrazione, in Cnipa, ovvero da ente di controllo a stazione
appaltante, ha provocato ulteriori conflitti d’interesse. La creazione
di Innovazione Italia ed Infratel ha finito per aumentare l’entropia di
un sistema in cui ogni mandarino si è creato la sua corte.
Il
ruolo ed il futuro di Consip come società di consulenza non possono
prescindere dal ruolo delle altre società citate. L’innovazione,
essendo volta al governo della complessità, è integrata per
definizione. Sarebbe il caso che questi temi, cruciali per il corretto funzionamento delle
pubblica amministrazione, venissero affrontati con chiarezza dal prossimo governo.

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