IL GOVERNO “NON VUOLE RINNOVARE IL CONTRATTO”, AGITAZIONE A TEMPO INDETERMINATO NELLE AGENZIE

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Dal 12 dicembre un’assemblea al giorno in orario di sportello in tutti i posti di lavoro delle Agenzie delle entrate, del territorio e delle dogane. Astensione da eventuali mansioni superiori rispettando rigidamente le procedure. Astensione anche dall’utilizzo del mezzo proprio per attività esterne. Mandato alle organizzazioni territoriali di individuare eventuali più incisive forme di lotta. Entro fine anno una manifestazione nazionale a Roma davanti a Palazzo Chigi. Questa la pesante risposta delle organizzazioni sindacali delle Agenzie ai no del governo alle principali richieste per il secondo biennio economico del contratto. Silveri (Cisl): “Quando la provocazione è alta e la pazienza finisce, resta solo la mobilitazione”

di Carlo di San Giusto

Capolavoro del governo, che è riuscito a compattare tutte le organizzazioni dei lavoratori delle Agenzie fiscali nella proclamazione di uno stato di agitazione che rischia di avere conseguenze pesanti sulla loro operatività. Un comunicato congiunto delle Segreterie delle Agenzie fiscali di Cgil-FP, Cisl FPS, Uil Pa, Salfi, RdB Cub, Flp, Intesa,  denuncia l’intransigenza governativa e proclama una serie di iniziative da prolungare fino allo sblocco della vertenza.

Le risposte del governo in ordine alle principali richieste,  fanno sapere i sindacati, sono “finalmente”, arrivate:

  • "No all’elevazione del valore del buono pasto a 7 euro
  • No al calcolo ai fini della liquidazione della parte stabilizzata in quota indennità di agenzia 
  • No alla abolizione della decurtazione salariale in caso di malattia inferiore a 15 giorni.

Nei fatti, perciò, il governo, che continua tra l’altro a sottostimare l’entità dello stesso beneficio contrattuale, ha detto no al contratto dei lavoratori delle Agenzie fiscali scaduto ormai da più di due anni.” E allora, non resta che passare alla mobilitazione con un fitto programma di agitazioni “natalizie”. E se queste “non saranno sufficienti a far recedere il governo da tali posizioni provocatorie”, i sindacati preannunciano sin da ora entro fine anno una manifestazione nazionale a Palazzo Chigi.

La protesta dei lavoratori delle Agenzie non è priva di motivazioni: 

  • l’elevazione del buono pasto da 4,65 euro (le novemila lire dei tempi della sua introduzione) a 7 euro è stata già concessa agli altri lavoratori del pubblico impiego, per cui non si capisce con quale logica si vuole negarla a quelli delle agenzie
  • inaccettabile è anche la decurtazione della quota giornaliera dell’indennità di agenzia per i giorni d’assenza per malattia, che non vale per le assenze superiori ai 14 giorni (in pratica, è come se si incentivasse il dipendente ad allungare la convalescenza)
  • la parte normativa del primo contratto è stata abbastanza deludente, ad esempio quando non ha previsto di inquadrare in apposite figure professionali categorie di lavoratori tipici delle Agenzie fiscali oppure previste dalla legge (come i comunicatori ex legge 150/2000) 
  • i lavoratori delle Agenzie fiscali hanno affrontato negli ultimi anni due rivoluzioni consecutive nell’organizzazione del loro lavoro, con professionalità ed impegno riconosciuti a parole dai vertici in tutte le occasioni ufficiali 
  • l’Agenzia delle entrate dal 2006 si autofinanzierà con una quota dei proventi della propria attività, non godendo più di trasferimenti dal bilancio dello Stato: i capi pensano sia un successo, i dipendenti sono preoccupati…
  • il mancato rinnovo del contratto è da imputarsi quasi certamente a mero intento dilatorio: rinviare la grana al 2006 consente una chiusura migliore del bilancio 2005. E dopo, chi vivrà vedrà.
Ha commentato Stefania Silveri, responsabile del Coordinamento nazionale Finanze della Cisl: “la Finanziaria 2006 chiede ai lavoratori delle Agenzie Fiscali un notevole aumento dei carichi di lavoro, già pesanti, per assicurare al Governo un incremento di gettito per lotta all’evasione fiscale pari a 3 miliardi di euro. Non chiedevamo, in cambio, trattamenti  «di favore» ma certamente non  ne possiamo accettare di sfavorevoli. Quando la provocazione è alta e la pazienza finisce, resta solo la mobilitazione.”

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