OCCHI DI CARLOTTA/5 – UN MIX TRA NORD E SUD, QUESTA ? LA VERA PERFEZIONE

carlotta

New York vs. Los Angeles. Barcélona vs. Madrid. Parigi vs. Resto del mondo (un po’ megalomani, i francesi, lo sono sempre stati). Così Roma vs. Milano. Vicine e lontane. Amiche e nemiche. Diverse ma simili. Diversità che fanno la nostra ricchezza.

di Carlotta Quadri
Ogni Nazione o Paese che si rispetti ha da sempre le sue “faide intestine” o, per meglio dire, rivalità secolari tra le due città più importanti (fatta eccezione, in questo caso, per gli Stati Uniti che saranno pur sempre la più grande potenza del mondo ma che a quantità di secoli di storia risultano un po’ scarsi…).

Per quanto mi riguarda, anche conoscendo un po' le rivalità estere, a causa di pezzi sparsi di vita vissuta nei diversi luoghi sopra elencati, mi limiterò a parlare solo di quella a me più familiare, poiché parte del mio dna, da che sono al mondo.

Sono infatti nata ventisette anni fa
nella grigia Milano (spero mi vogliate passare il luogo comune, peraltro molto calzante) da mamma romana al cento per cento e papà milanese per la stessa percentuale. E sono cresciuta in una famiglia a cui è sempre piaciuto scherzare su questo connubio nord-sud (e che mi ha sempre fatto pensare che l’essere il frutto di questa commistione non potesse che portare vantaggi, a livello di apertura mentale, nel mio divenire adulta): mia madre ancora adesso, dopo trent’anni di “madunina”, dice di sentirsi una turista, mio padre ancora non smette di prenderla in giro per alcuni accenti che non ne vogliono sapere di sparire; come a dimostrare l’appartenenza alla città più bella del mondo.
Un romano, infatti, sentirà sempre di vivere nella città “caput mundi” e ciò si rifletterà anche nel suo modo di essere. Un modo decisamente unico di rapportarsi alla vita, non prendendosi mai troppo sul serio, cosa che ahimè, ai miei concittadini manca, quasi in toto.
Un milanese, dal canto suo, si sentirà sempre appartenente alla capitale del business e quindi, per osmosi, parte integrante del “grande capitale italiano”. Come quel benzinaio di Milano che, posto di fronte alla domanda “lei, di cosa si occupa?” rispondeva prontamente: “sono nel ramo petroli”.
Una volta sono andata allo stadio Olimpico per una partita di calcio. Alla fine dell’incontro, che la Roma aveva perso, uscendo dallo stadio, in coda, mi è capitato di sentire quello che dietro di me stava dicendo un ragazzo ad un amico: ma che c'importa, tanto “semo i mejo”. A un milanese non sarebbe mai venuto in mente di pronunciare tale affermazione dopo una sconfitta. Sarebbe, quasi sicuramente, uscito mesto mesto dallo stadio e avrebbe cominciato a criticare metodicamente tutto ciò che di sbagliato ci fosse stato nella partita della sua squadra.
Non dico che sia meglio questo piuttosto che l’altro atteggiamento. Sicuramente la praticità di un milanese ha tante ovvie conseguenze positive. Tante quante ne ha, forse, quel modo di porsi di fronte ad una sconfitta del ragazzo romanista.
Quello che cerco di dire è che trovo unico poter appartenere ad un Paese che anche dalle differenze trae la sua bellezza.
Vi dirò che mi piace molto il modo che nord e sud hanno di mettere in evidenza (facendo spesso una caricatura), quelli che sono i lati positivi e negativi di uno e dell’altro (come il dare dei “mangia polenta” ai meneghini) e cercando, ovviamente sempre, di portare più acqua possibile al proprio mulino.
Vorrei che questa parte del nostro costume non si esaurisse mai.

Mio padre mi raccontava spesso
di come, la prima volta che vidi (o che mi accorsi) della luna nel cielo della mia città, mi venne spontaneo esclamare : “Papà, ma la luna c’è anche a Milano?”. Inconvenienti di vita milanese. Mia madre prontamente commentò che se fossi nata nella città eterna non avrei dovuto aspettare così a lungo per poter gioire della bellezza di una luna cittadina.
Per riprendersi forse un po’ di rivincite verso una città praticamente inattaccabile per bellezza e qualità di vita, mio padre, quando ancora non avevo compiuto tutti gli anni che si mostrano con una mano, ogni volta che andavamo a Roma, ad esempio per passare il Natale, mi intimava di prendere il passaporto. Abituata sin da piccola a viaggiare molto, per me prendere il passaporto (e quasi sempre, di conseguenza, un aereo) significava imprescindibilmente espatriare. Così, arrivata anche a qualche anno in più, non potevo fare a meno di rispondere, a chiunque mi chiedesse di dove fossero i miei genitori, che mio padre era italiano e la mia mamma di Roma. Tiro mancino ben giocato da un genitore spiritoso e che, una volta cresciuta, ripensandoci, continua a farmi sorridere.
 
Le prime volte che andavo a Roma da sola e mi capitava di salire su un taxi, ricordo che mi è capitato di pensare: “ma allora i tassisti parlano! Non sono quindi costretti a non profferire parola da una sorta di regolamento di categoria! Anzi, adesso che ci faccio caso… ma quanto parlano! Potremmo fare un mix tra tassisti romani e milanesi e otterremmo così, la perfetta via di mezzo!
Indiscutibilmente ci sono sfottò che rischiano di diventare luoghi comuni come i cori da stadio del tipo “solo la nebbiaaaa, c’avete solo la nebbiaaaaaaa” oppure quello classicissimo che vuole che a Milano si lavori e che a Roma non si faccia niente. Un po’ come quando ci si aspetta che un milanese sia “freddo” e un romano , invece, più socievole… Anche se, forse, in effetti, mio malgrado, devo riconoscere che questo non si limita ad essere semplicemente uno sfottò, bensì si avvicina di più alla realtà.
 
Tutto questo per dire che è tanto bello appartenere ad un Paese articolato, che mantiene quelle caratteristiche uniche che cambiano da regione a regione e che contraddistinguono realtà differenti accomunate da uno stesso spirito (purché ci sia l’intelligenza per apprezzarle).
Ho assistito a tante discussioni tra amici e conoscenti di Milano e Roma e devo dire che, a parte quei pochi che non sanno stare al gioco prendendo troppo sul serio delle evidenti provocazioni, mi ha sempre affascinato come in un'unica fetta di terra a forma di stivale (nemmeno così grande, diciamocelo) possano convivere culture anche diametralmente opposte. Con quelle stesse differenze che ci fanno scherzare e sorridere prendendoci bonariamente in giro e che poi non sono altro che il denominatore comune di un, è proprio il caso di dirlo, bel Paese come il nostro.

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