FANTAGIUSTIZIA, IL CORPO DI WELBY PROPRIETA’ DEI MEDICI?

FANTAGIUSTIZIA, IL CORPO DI WELBY PROPRIETA' DEI MEDICI?
Il caso di Piergiorgio Welby, al di là delle polemiche, è molto semplice. Chiunque di noi, in base alla Costituzione, ha il diritto di accettare o meno le cure che gli vengono “proposte” dai sanitari, anche se il rifiuto mette in pericolo la vita. Così è possibile interrompere la dialisi, rifiutare l'amputazione di una gamba (caso recente) o un'operazione che metterebbe a rischio la vita del nascituro (altro caso recente), e lasciarsi così morire. Poiché per fortuna siamo ancora in uno stato liberale e non in un regime di fascismo sanitario, come vorrebbe Fini, o di khomeinismo cattolico, come vorrebbero la Binetti e Rutelli, Welby ha pertanto tutto il diritto di chiedere ai medici (o a chiunque voglia sostituirsi a loro) di staccare i meccanismi che lo tengono artificialmente legato a una non-vita che lui respinge. E difatti la Procura di Roma ha riconosciuto questo suo diritto a far staccare la spina: aggiungendo però, incredibilmente, che una volta staccata la spina i sanitari avrebbero il diritto di riattaccarla. A parte il ridicolo, se la cosa non fosse così tragica, di immaginare persone in colluttazione tra loro per staccare/riattaccare la corrente ai macchinari che tengono in vita un malato, il parere è realmente tragico nel momento in cui configura un vero e proprio habeas corpus dei medici nei confronti di Welby. Secondo i magistrati romani, al momento in cui entriamo in un ospedale diventiamo res nullius, non siamo più persone ma cose, di proprietà dei sanitari.  Che possono – contro la nostra volontà – fare del nostro corpo ciò che vogliono; anche tentare di farci risuscitare dopo che siamo riusciti a morire. Un potere di fronte al quale non resterebbe che inchinarsi. Un colpo al cerchio e uno alla botte, questo della Procura romana, ma un colpo ancora più forte al buon senso e alla Costituzione.

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