Editoria: scene da un patrimonio?

Editoria: scene da un patrimonio?

I fondi all’ editoria contrappongono chi è a favore, che li ritiene necessari per la difesa della pluralità dell’informazione e chi li vuole abolire, in quanto ritenuti troppo onerosi e condizionanti l’informazione stessa. Ma come funzionano i finanziamenti e chi se li gode?

Il finanziamento pubblico comprende i contributi diretti, a cui accedono alcuni giornali e quelli indiretti, di cui possono usufruire tutte le testate cartacee (regime fiscale agevolato dell’IVA al 4% sul 20% delle copie stampate). I contributi diretti (gli incriminati) possono essere percepiti dai giornali organi di partito, le cooperative di giornalisti, quelli delle minoranze linguistiche, quelli per le comunità di italiani all’estero ed infine quelli facenti capo ad enti morali, spesso di tipo religioso.

giornali su tavoloPer sapere l’elenco di chi fa questa presunta festa con i soldi statali, basta andare sul sito del Dipartimento per l’editoria, in cui sono pubblicati i percettori fino al 2012 e, dando un’occhiata all’ ultimo anno, tra le testate più importanti troviamo Avvenire, Europa, Il Foglio, La Padania, Italia Oggi, Il Manifesto e L’Unità.

Non poteva essere da meno nè la stampa sportiva come Il Romanista e Motocross nè le pie notizie di Famiglia Cristiana, Civiltà Cattolica, Buddismo e Società, Ecce Mater Tua. Sembra che i maggiori quotidiani nazionali (Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, Il Giornale, Il Fatto e Libero per esempio) non hanno ricevuto alcun contributo diretto pubblico.

Nel 2010 sono stati sospesi i contributi indiretti riguardanti agevolazioni postali per la spedizione di abbonamenti. Il Dipartimento in pratica rimborsava Poste Italiane della somma corrispondente alle riduzioni; tale sospensione non ha, ovviamente, significato che i rimborsi pregressi fossero estinti, ma su questo si apre un’altra vicenda, poichè sembra che Poste Italiane stia ancora aspettando i soldi.

A quanto pare se si dovessero eliminare i finanziamenti all’ editoria, si andrebbe a recuperare poco più di qualche decina di milioni di euro (e non il miliardo che spesso si dice) lasciando orfani di inchiostro i lettori elettori, la categoria di lettori fedeli (non nel senso di fedeltà alla lettura) e qualche lettore dagli occhi iniettati di sport.

Probabilmente il problema non è se il finanziamento sia giusto o ingiusto, quanto se il finanziamento erogato sia fatto secondo la realtà dei bisogni effettivi. La banalità in questi casi non è mai scontata: un finanziamento collegato alle vendite sarebbe equo e sarebbe un sostegno a chi non è Murdoch, per intraprendere un’attività  altrimenti riservata ai soliti pochi. Discorso che potrebbe riguardare anche i finanziamenti alla politica? Spesso la via di mezzo tra abolire e conservare è riformare e spesso abolire non vuol dire riformare.

Leonardo Masucci

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