POUR LES EMPLOYES, UNA BELLA MANCIA DEL GOVERNO AI CAMPIONESI. PECCATO SIANO SOLDI NOSTRI

Agli abitanti di Campione d'Italia, suggestiva enclave italiana in territorio svizzero sede di un celebre Casinò, grazie a un'agguerrita lobby capitanata da un esponente diessino locale era stato riconosciuto per lungo tempo il privilegio di un sostanzioso abbattimento dell'Irpef che grava sul resto degli italiani. Dopo alcune inchieste della trasmissione di Milena Gabanelli il decreto Bersani-Visco aveva tolto, a luglio 2006, un privilegio ormai diventato del tutto anacronistico e privo – disse il governo in quella circostanza – di qualsiasi giustificazione. Tempo pochi mesi, contrordine: zitti zitti governo e parlamento, prima (con il decreto legge 262 dell'ottobre 2006) hanno ripristinato la concessione e poi (con il decreto collegato alla Finanziaria 2008 convertito poche settimane fa)  l'hanno addirittura ampliata. Senza che nulla da allora sia intervenuto per giustificare il ritorno alla situazione quo ante. E con un costo per l'erario superiore  ai 54 milioni
Articolo di Antonio Biavati

Atto primo, fine dei privilegi
Era il 3 luglio 2006 quando il  decreto legge n. 223 (Bersani-Visco) disponeva l’abrogazione tout court della norma che stabiliva sostanziose riduzioni dell'Irpef in favore degli abitanti di Campione d'Italia, isola tricolore in territorio elvetico, e il riporto dei redditi da loro dichiarati ai valori correnti di cambio. Dal conseguente ampliamento di base imponibile sarebbe scaturito, secondo le stime ufficiali, un maggior gettito Irpef pari a circa 54 milioni di euro.
La scelta – ispirata anche dalle polemiche sollevate da alcune inchieste della redazione di Report – era ampiamente motivata nella relazione al disegno di legge di conversione e merita di essere sottolineata: “Tale peculiare sistema di calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in favore di quanti risiedono nel comune di Campione d’Italia … venne introdotto in un determinato contesto storico, allo scopo di perequare la pressione fiscale nei confronti dei cittadini campionesi, tenuto conto della circostanza che questi ultimi, operando in un contesto economico sostanzialmente assimilabile a quello svizzero – caratterizzato dall’utilizzo del franco svizzero e dal costo della vita superiore a quello registrato in Italia – sarebbero stati penalizzati dalla conversione dei redditi in lire secondo le modalità ordinarie previste dall’articolo 9 del TUIR".
"Va tuttavia rilevato – proseguiva la relazione – che la distanza fra il costo della vita in Svizzera ed in Italia, pure esistente all’epoca in cui è stato previsto il beneficio, è sostanzialmente venuta meno. Inoltre, anche fra le diverse città italiane vi sono rilevanti differenze di costo della vita. In alcune il costo della vita notoriamente si avvicina o supera quello di Campione.  In ogni caso, nel panorama legislativo italiano le sperequazioni fra i diversi costi della vita normalmente non trovano rimedio mediante misure fiscali”.
Un giudizio e una conclusione netti, insomma, che sembrava dovessero chiudere per sempre l'epoca felice che vedeva Campione d’Italia, oltre che come paradiso dei giocatori d'azzardo, anche come piccolo paradiso fiscale per i suoi abitanti.

In che consiste l'agevolazione
Ma vediamo di capire in che consisteva la singolare concessione. Fino al 2006,  i campionesi hanno conservato un’agevolazione tributaria consistente nell'applicazione ai loro redditi prodotti in franchi svizzeri, ai fini del calcolo dell’Irpef, di un tasso di cambio convenzionale inferiore a quello di mercato. In pratica, un reddito in franchi svizzeri corrispondente a 60.000 euro veniva “tradotto”, grazie al tasso di cambio convenzionale, in un reddito di circa 45mila euro, con un notevole risparmio fiscale.  
La comunità dei contribuenti campionesi attraversò un momento di panico  nell’inverno del 2000 quando il timore di veder svanire l’agevolazione apparve per la prima volta concreto. Sui media era stata infatti messa in discussione la motivazione ufficiale su cui poggiava l’agevolazione (imposte più basse avrebbero dovuto compensare il più alto costo della vita di Campione rispetto al resto d’Italia) mettendo invece in luce altre motivazioni meno confessabili (il ruolo dei proventi del Casinò per il finanziamento di enti locali e istituzioni). In quell'occasione il pericolo di vedere cancellata l'agevolazione venne sventato grazie all'attivismo della lobby locale capitanata dai dirigenti della sezione dei Ds, che moltiplicò i suoi sforzi per perorare  la causa di Campione presso i vertici politici dell’epoca, dal Ministero delle Finanze al  Ministero del Tesoro. D’altra parte, come sarebbe stato possibile non mettere in campo tutte le risorse disponibili, visto che tenere in piedi il meccanismo del cambio convenzionale significava, per ogni campionese, l’esenzione dall'Irpef di circa un terzo del proprio reddito? 

Atto secondo. Contrordine, i privilegi ritornano
Ma dopo il decreto Bersani, che sembrava aver messo fine al generoso meccanismo, l'escamotage del cambio agevolato di Campione d’Italia è tornato alla ribalta e, dopo una rocambolesca gimkana legislativa, ha conservato intatta, e per certi versi ha accentuato, la sua caratteristica di ingiustificato privilegio.
Passano infatti appena due mesi e il governo si rimangia, a sorpresa, quello che doveva essere un rigoroso punto fermo. Il decreto legge n. 262 del 3 ottobre 2006 stabilisce seccamente che “Il comma 31 dell'articolo 36 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 (il comma, cioè, del decreto Bersani-Visco che aveva eliminato il privilegio, ndr) e' abrogato” reintroducendo così di soppiatto il tasso di cambio convenzionale a favore dei campionesi e fissando poi in via transitoria, per il 2007, un tasso di cambio pari a 0,52135 euro per ogni franco svizzero.
Alla repentina (e mai motivata) marcia indietro si aggiungeva, nell’occasione, la disinvoltura definitoria del legislatore: una misura  destinata a ridurre la base imponibile era allocata, con una bella dose di faccia tosta, fra le “disposizioni per il recupero di base imponibile”.
 
Atto terzo: il privilegio aumenta ancora
E veniamo a quella che, per il momento, si prospetta come l’ultima puntata di una poco chiara vicenda: l’intervento varato nell’ambito della manovra di finanza pubblica per il 2008 che, al riparo di una norma oscura e incomprensibile ai più, nasconde un potenziamento dell’agevolazione accordata ai campionesi per il 2007. “Il comma 28 dell’art. 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286 (cioè il comma che stabiliva un tasso forfettario di cambio franco svizzero/euro, n.d.r.) è abrogato”. Sono questi i termini in cui si esprime l’art. 39-quinquies nel decreto legge 159 del 1° ottobre 2007, convertito in legge nei giorni scorsi dal nostro Parlamento.
Per comprenderne il significato occorre mutuare il meccanismo del gioco dell’oca. Abrogando una norma (il comma 28, art. 2 del D. L. 262/2006), si elimina il riferimento al tasso di cambio convenzionale fissato, appena un anno prima, per il 2007 (0,52135 euro per franco) e in tal modo si rientra, anche retroattivamente per l’anno in corso, nella regola generale (quella prevista dal comma 25, art. 2, del d. L. 262/2006), che fissa l’agevolazione in una riduzione forfetaria del 20% del tasso di cambio corrente. Un Parlamento giocherellone, dunque?  Non propriamente, visto che il nuovo tasso di cambio euro/franco svizzero applicabile per il 2007 (0,47952, il 20% in meno del tasso di cambio ufficiale) risulta inferiore a quello convenzionale fissato dall’abrogato comma 28 (0,52135).
In altri termini, l’oscuro art. 39-quinquies del Decreto legge 159/2007 porta un bel regalo di Natale ai fortunati cittadini  di Campione, aumentando di un ulteriore 7% l’area di esenzione Irpef.  Con risparmi di imposta per ognuno di loro che in pratica dovrebbero partire, mediamente, da almeno 2500 euro annui. Altro che bonus incapienti di 150 euro.

 
 

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