L’EVASIONE FISCALE IN ITALIA. COSA NON SI FA, COSA SI DOVREBBE FARE PER CONTRASTARLA/2

Somme astronomiche, valutabili tra un quarto e un terzo del Pil, sfuggono ogni anno al controllo del fisco. Preso atto che questo governo si è occupato soprattutto di condoni, toccherà al prossimo cercare di definire – cosa non facile – una strategia efficace per riportare questo fenomeno sotto controllo. In questo articolo conclusivo si cerca di mostrare come.

Articolo di Fernando Di Nicola
Le fasi del controllo sono attualmente articolate nella verifica-contestazione, accertamento, definizione, riscossione.  Ognuna di queste, in presenza del sospetto di evasione, dà origine ad una specifica “maggiore imposta” contestata, accertata, definita o riscossa.  Per la definizione e riscossione accelerata del contenzioso tra Amministrazione e contribuenti sono previste diverse e importanti modalità di concordato, successive o antecedenti l’accertamento.

La definitività del controllo tributario può essere così schematizzata:
  • piena accettazione da parte del contribuente della maggiore imposta accertata;
  • pieno annullamento da parte dell’Ufficio di quanto inizialmente contestato ed accertato;
  • concordato tra le due parti sul quantum di maggiore imposta e sconto sulle sanzioni (accertamento con adesione, conciliazione giudiziale);
  • mancato accordo tra le parti e contenzioso con sentenza resasi definitiva.
    Anche la scarsa trasformazione delle maggiori imposte definite in maggiori imposte riscosse (insieme a sanzioni ed interessi) è un tratto strutturale delle attività di recupero dell’evasione.  E’ ricorrente l’analisi della Corte dei Conti che lamenta tassi di riscosso su accertato attorno al 10%.
La strategia "soft"
Anche per questi motivi negli ultimi anni si è andata rafforzando la regolamentazione fondata su uno scambio tra sanzioni estremamente ridotte e accettazione del contribuente con immediato versamento di quanto concordato. 
Nell’immediato questo approccio, fondato principalmente sull’accertamento con adesione (abbattimenti concordati della maggiore imposta e sanzioni ridotte al 25% della maggiore imposta concordata) ha dato frutti di gettito.   Tuttavia appare dubbio il risultato di lungo periodo, in quanto la deterrenza risulta attenuata, lo spazio per abusi e corruzione accresciuto, le probabilità di essere controllati costanti, cioè basse, ed infine risulta “svuotato” il bacino di affluenza di future riscossioni da esiti diversi da quelli agevolati dell’adesione. 
Se il comportamento evasivo risponde a razionalità più che a motivazioni etiche o di contesto socio-politico, la bassa probabilità di essere accertati insieme al basso “costo sanzionatorio” dell’eventuale accertamento possono indurre paradossalmente il contribuente a ridurre il reddito dichiarato piuttosto che ad accrescerlo.  A ciò si aggiunga che diversi e recenti studi sull’esito dell’accertamento con adesione hanno mostrato come sia abbastanza frequente l’abbattimento della maggiore imposta accertata vicino al 70%, una percentuale sorprendente se si pensa che a concordarla è lo stesso ente accertatore che solo due-tre mesi prima aveva emesso l’accertamento.

Le Agenzie fiscali
Un ultimo aspetto di un certo rilievo è la trasformazione dei Dipartimenti fiscali deputati al controllo in “Agenzie” più autonome, ancorché di diritto pubblico.  Dal punto di vista formale tali Agenzie operano sulla base di una convenzione con l’organo di indirizzo e vigilanza, cioè il Dipartimento per le politiche fiscali interno al Ministero dell’economia e delle finanze.  Da un punto di vista sostanziale, invece, l’impressione è che le convenzioni si siano limitate finora a registrare orientamenti ed obiettivi che le Agenzie si autoassegnano, di modo che l’obiettivo pubblico può risultare attenuato, modificato o addirittura invertito dal prevalere di specifici interessi “aziendali”.


Come migliorare le strategie antievasione

Si è detto che l’evasione fiscale è un fenomeno negativamente rilevante sotto i diversi profili di gettito, redistributivi, di coesione sociale, ed il suo contrasto è attività estremamente difficile e di lunga e articolata realizzazione: occorrono norme stringenti, uso efficace delle banche dati, organizzazione logistica ottimale e costanza di atteggiamento.

onostante la lotta all’evasione sia stato dichiarato obiettivo prioritario negli ultimi decenni, le azioni non paiono essere state conseguenti ed i risultati non sembrano aver modificato i dati strutturali, che vedono il gettito ancorato a dichiarazioni spesso inattendibili ma difficilmente contestabili ed ancora più difficilmente foriere di effettivo recupero di imposte evase.  Anche il recente disegno di legge finanziaria, pur dedicando diversi articoli al contenimento dell’evasione, non pare in grado di modificare i tratti salienti del fenomeno.

parere dello scrivente, le direzioni per un miglioramento strutturale del rapporto tra imponibile dichiarato e guadagnato sono le seguenti:

  1. Ripristino del ruolo della determinazione analitica del reddito e dei controlli sull’emissione dei corrispettivi come essenziale aspetto complementare.  L’emissione dei corrispettivi deve tornare ad essere elemento centrale delle strategie di controllo, con opportuna definizione di un numero sufficiente di controlli sull’emissione e sanzioni effettivamente comminate dagli uffici
  2. Maggior potere deterrente dei controlli sulla base dell’aumento della quantità, tempestività e qualità degli stessi, associato alla riduzione degli sconti sanzionatori.  Le varie forme di concordato dovrebbero ripristinare l’ammontare di una sanzione attorno al 50% dell’importo evaso, e non, come ora, al 25%, una percentuale che è quasi un incentivo ad evadere.  Allo stesso tempo, una parte dei controlli dovrebbe diventare sostanziale, con maggior controllo della veridicità delle fatture e della inerenza dei costi, anche con più uso degli incroci informatici

  3. Effettiva riforma del sistema di riscossione e delle norme ad esso collegate, con attenuazione del legame con il sistema bancario e parabancario e rafforzamento del ruolo e della responsabilità degli Uffici.  La riscossione deve diventare molto più collegata all’attività di accertamento e definizione degli Uffici (ed in questo senso la costituzione di una Spa a partecipazione pubblica può essere utile, se accompagnata da reale integrazione informatica con le banche dati da un lato e con gli uffici dall’altro). Anche la normativa di riferimento per la riscossione coattiva dovrebbe divenire più agile e coerente con l’obiettivo del recupero dell’evasione e, di pari importanza, della deterrenza

  4. Salto di qualità delle banche dati tributarie e non, per ottenere efficaci metodi induttivi di ottimizzazione della programmazione dei controlli.  Per le banche dati si tratta di ampliare la gamma dei fenomeni osservati (compresi i principali indicatori di attività finanziarie), ridurre l’odierno ritardo di acquisizione, eliminare le ridondanze che spesso danno origine ad informazioni incongruenti e depistanti, eliminare la grottesca (ed illegittima) pretesa di ciascuna Agenzia fiscale di considerare proprietà privata le informazioni fiscali che si trova a manipolare ed amministrare per conto dello Stato. Per le metodologie, si tratta di renderle più potenti per la selezione dei controlli, proprio grazie alla disponibilità delle citate banche dati riformate

  5. Esercizio effettivo dei poteri di indirizzo e controllo sulle Agenzie fiscali da parte del Ministro dell’economia e delle finanze attraverso i suoi Organi.  Gli obiettivi, gli indirizzi ed i principi ispiratori della pur autonoma azione delle Agenzie fiscali devono essere definiti dal Ministero dell’economia e finanze ed in particolare dal Dipartimento per le politiche fiscali, su direttive del Ministro, e non, come di fatto avviene oggi, dalle stesse Agenzie.  In questo modo potrebbero essere perseguiti obiettivi più ambiziosi e comunque coerenti con le strategie fissate dal Governo.

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