IRPEF E REDDITI NETTI, LA FINANZIARIA HA DATO PI? DI QUANTO SI PENSI. ADESSO, SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE

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E' normale, data la complessità della Finanziaria 2007, che tenga ancora banco, nel dibattito politico, la discussione sugli effetti di questo provvedimento. Una discussione spesso influenzata, ovviamente, dagli interessi di parte. Lo scritto che segue fornisce un contributo di obiettività approfondendo gli effetti redistributivi della legge, che diversamente da quanto spesso si pensa non sono affatto trascurabili. Ai passi avanti compiuti in questa direzione, avverte però l'autore, andrebbero aggiunti interventi per quanto riguarda il sostegno delle famiglie: un’area in cui permangono iniquità distributive, così che famiglie ricche possono in certi casi ricevere un beneficio maggiore di altre povere

Articolo di Fernando Di Nicola
 
Gli interventi sui redditi netti delle famiglie operati dalla finanziaria per il 2007 sono diversi, più estesi di quanto probabilmente percepito: Irpef, contributi, assegni familiari, accise gasolio, registro, successioni, ticket sanitari, tariffe autostradali e ferroviarie, bolli auto, Irap e addizionali Irpef locali.
 

Tra le misure citate, che non sono esaustive e non comprendono gli effetti del complesso intervento contro l’evasione, gli strumenti più consistenti e diretti della manovra possono essere considerati la revisione dell’Irpef e degli assegni familiari, l’aumento dei contributi previdenziali, lo sblocco delle addizionali locali.
Un intervento articolato in decine di modifiche tecniche, con ogni probabilità volutamente oscure ed impercettibili ai più, ha ovviamente impatti redistributivi estremamente diversi per categorie e segmenti di popolazione; tuttavia, le principali risultanti redistributive, da considerare obiettivo implicito della manovra, sono almeno tre:
  1. uno spostamento del carico da redditi medio-bassi a quelli elevati;
  2. uno spostamento del carico da dipendenti e pensionati ad autonomi, collaboratori parasubordinati e redditi da fabbricati;
  3. un maggior beneficio per famiglie di dipendenti con figli.
Qualche dato può aiutare a comprendere in quale misura sono stati realizzati questi obiettivi (tra i quali si fa notare l’assenza di fatto della riduzione del cuneo per le famiglie di dipendenti e parasubordinati, promessa ma di fatto inattuata).
Per livello di reddito, se non si considera l’impatto dei nuovi assegni familiari, da considerare a parte come intervento a beneficio delle famiglie (dei dipendenti), avviene uno spostamento di carico di circa 3 miliardi dai contribuenti al di sotto dei 25'000 euro lordi (comprensivi anche dei contributi a carico) a quelli con redditi superiori ai 35'000 euro.
Per tipo di reddito, sempre senza considerare gli assegni familiari, dipendenti e soprattutto pensionati vedono aumentare i redditi netti di quasi un miliardo in aggregato, mentre parasubordinati, autonomi e, soprattutto, redditi da fabbricati riducono i propri redditi netti di circa 2,7 miliardi.
Per i carichi familiari, ad una modesta variazione delle agevolazioni interne all’Irpef (che pure registrano interessanti novità di calcolo, passando dalle deduzioni alle detrazioni), le famiglie di dipendenti, parasubordinati e pensionati ex dipendenti con carichi familiari vedranno aumentare il beneficio di 1,4 miliardi, un aumento di quasi il 30% rispetto ai circa 5 attuali.

Dall’insieme di questi flussi redistributivi, e dalla considerazione dei meccanismi tecnici attraverso i quali si realizzano (detrazioni, deduzioni, aggregati di riferimento per le decrescenze, ecc. – aspetti tecnici e dettagli su cui in questa sede non è il caso di soffermarsi troppo) ne consegue, ed è un aspetto sistemico su cui vale la pena riflettere, che si accentua la differenziazione dell’imposta personale progressiva per tipo di reddito percepito.
In altre parole, sembra accentuarsi il ruolo dell’Irpef quale imposta che non vuole essere solo redistributiva in senso verticale, per livello di reddito, ma vuole intervenire a compensazione anche di altri fenomeni legati ai redditi “di specie”, quali l’evasione o, forse, i guadagni di capitali assicurati negli ultimi anni dagli immobili. Ciò, tuttavia, indebolisce di fatto il ruolo di onnicomprensività di questa imposta sui redditi “personali”, che per tale motivi dovrebbe essere quanto più possibile neutrale rispetto ad interventi di politica dei redditi.

 
Un esempio tecnico chiarisce forse l’intervento selettivo o comunque non neutrale. La importante decrescenza delle deduzioni, ora detrazioni, era agganciata fino al 2006 al reddito complessivo al netto degli oneri deducibili, le cui tre principali componenti sono i contributi previdenziali, il reddito figurativo della prima casa, l’assegno al coniuge separato. Questa impostazione era tesa a salvaguardare anche la non considerazione di oneri che sono indubbiamente un’assenza di reddito per il contribuente (contributi previdenziali ed assegno al coniuge) e che nel caso dei contributi avrebbero creato un diverso computo del reddito tra i dipendenti (il cui riporto dal modello 101 non comprende i contributi) e gli autonomi (i cui contributi sono compresi nel reddito complessivo, che viene depurato da questa componente appunto attraverso gli oneri deducibili). Aver agganciato con la finanziaria 2007 la decrescenza delle detrazioni al reddito complessivo lordo vuol dire, a parità di altre condizioni, aver voluto innalzare l’imposta dovuta a chi è autonomo, a chi deve erogare parte del proprio reddito lordo al coniuge separato, a chi infine possiede la casa di abitazione.
 
Un analogo risultato per il lavoro autonomo avrebbe peraltro potuto essere raggiunto con un intervento più trasparente e meno discriminatorio. E’ noto infatti che i redditi da lavoro autonomo affluiscono all’Irpef al netto dei costi di produzione calcolati o in maniera analitica, o forfetaria/semplificata; sarebbe allora bastato eliminare la detrazione per lavoro autonomo, in quanto già riconosciuta come costo di produzione in sede di determinazione del reddito, per evitare di ricorrere ad un artificio che ha colpito, a mio parere immotivatamente, altre categorie di contribuenti.
Un secondo ed ultimo richiamo alla “politica dei redditi” operata attraverso l’Irpef è l’abolizione di una no tax area, anche minima, valevole per ogni contribuente. I 3'000 euro di reddito complessivo, al di sotto del quale non era dovuta imposta e non scattava l’obbligo dichiarativo, salvo i titolari di partita Iva, sono stati aboliti. Ciò ha determinato tra l’altro un costo di adempimento da pochi rilevato, che consiste nel reingresso dell’obbligo di dichiarazione per circa un milione e mezzo di “microcontribuenti” (ad es. un figlio a carico che eredita da un nonno una porzione di fabbricato sulla quale pagherà qualche decina di euro).
Più in generale, permane la complessità dell’Irpef (sono anzi aumentati scaglioni ed aliquote e risulta più complessa l’applicazione delle detrazioni decrescenti) ed anche la scarsa percepibilità dell’aliquota marginale effettiva (circa il 40% oltre 28'000 euro), parametro di una certa importanza per l’offerta di lavoro.
Per quanto riguarda le addizionali Irpef locali, l’aumento grava esclusivamente su chi ha carichi familiari, in conseguenza della discutibile “interpretazione” Agentrate del giugno 2005, che considerò le deduzioni familiari deducibili anche dalla base imponibile per le addizionali locali, contro la norma di legge che sul punto era stranamente chiarissima, e così facendo tolse a Regioni e Comuni poco meno di 400 milioni di euro. Tuttavia questo aumento viene più che compensato, ma solo per i dipendenti e assimilati, da quello degli assegni familiari, che diventano anche più continui nella decrescenza e perciò quasi senza salti.
Un’area su cui appare più urgente intervenire è il ridisegno degli interventi a sostegno delle famiglie. Nonostante qualche passo in avanti, permangono sia iniquità distributive delle risorse allocate a sostegno dei carichi familiari (famiglie ricche possono in certi casi ricevere un beneficio maggiore di altre povere), sia differenze molto grosse tra le famiglie di dipendenti e assimilati, beneficiati da detrazioni e assegni al nucleo, e le altre, che fruiscono solo di detrazioni tarate in base al reddito individuale. In questo senso appare necessario perseguire un superamento del doppio regime detrazioni-assegni, con una loro generalizzazione a tutti i nuclei familiari ed un aggancio ad un indicatore di reddito familiare quanto più possibile attendibile ed onnicomprensivo.

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