Etruschi, storia e cultura entrano in cucina

Etruschi, storia e cultura entrano in cucina

Gli ingredienti che gli antichi Rasenna utilizzavano per creare i propri piatti trovano casa in un libro interessante ed inusuale che indaga con rigore archeologico i costumi di una delle civiltà più affascinanti e misteriose della storia. Il 25 gennaio nella Sala Sant’ Angelo di Barbarano Romano, incantevole borgo viterbese immerso nella bellezza del Parco Marturanum, si è tenuta la presentazione di “A tavola con gli Etruschi”, scritto dall’archeologo Giorgio Franchetti con la prefazione del professore Stephan Steingraber, uno dei massimi etruscologi viventi. L’evento, organizzato dall’associazione “Epica”, è stato arricchito dal contributo musicale dei “Phonomachoi” e da quello culinario dell’archeocuoca Cristina Conte, che ha tradotto le parole in pietanze a degna conclusione della serata.

Se l’enogastronomia è parte integrante e nobile dell’identità culturale di ogni popolo, come il vero viaggiatore sa, un testo che, unendo documentazione archeologica e dati storici, riporti alla luce del presente pietanze e bevande gustate per secoli da antiche civiltà, rappresenta un’occasione da non perdere per conoscere aspetti cruciali del passato. Il libro “A tavola con gli Etruschi” dell’archeologo Giorgio Franchetti con prefazione dell’eminente etruscologo Stephan Steingraber, presentato il 25 gennaio nel borgo di Barbarano Romano, perla della Tuscia viterbese, è un’opera che narra di una civiltà complessa e culturalmente ricca come i Rasenna attraverso aspetti solitamente poco trattati come “Il banchetto”, momento in cui “si mangia e basta”, da non confondere con il simposio in cui “si beveva e basta” come puntualizzato da Franchetti durante l’incontro.

“Quella estrusca continua ad essere considerata una cultura di nicchia”, esordisce l’autore all’inizio del proprio intervento. “La sfortuna è stata avere un vicino ingombrante come Roma che ha fagocitato anche la memoria del popolo etrusco che invece sviluppò una grandissima civiltà, espressione di una cultura che amava la vita e quindi anche il cibo”. L’opera di ricostruzione non è stata facile a causa della carenza di informazioni che caratterizza da sempre lo studio dei Rasenna. “Mentre per i romani possiamo parlare di ricette romane, per gli etruschi no. Perché non ne abbiamo”, aggiunge Franchetti. “I nostri bacini d’informazione sono tre: reperti organici, ovvero ciò che è stato trovato nei contesti abitativi e funerari, l’arte funeraria, e naturalmente le fonti scritte. Ma queste ultime purtroppo non sono etrusche, ma principalmente greche e romane”.

Una missione non facile quindi, ma molto appassionante: ricostruire con dedizione certosina un patrimonio culturale frammentato e disperso, districandosi tra reperti e dipinti, uomini e Dei, come quello del vino, Dioniso, che “aleggia su tutti e mette in collegamento il mondo dei morti con quello dei vivi, perché secondo gli antichi l’ebberezza che dava la bevanda alcolica portava l’anima ad elevarsi verso l’aldilà”. Un’avventura nel passato che porta a ritrovare gli ingredienti che componevano le pietanze etrusche insieme alle tecniche utilizzate per cucinare, ovvero grigliatura e bollitura. Il viaggio si conclude con la musica e i costumi tradizionali dei Phonomachoi e i piatti di Cristina Conte, archeochef che ha cucinato e proposto piatti creati sulla base delle indicazioni storiche.

Leggere e studiare può essere anche molto gustoso.

 

Un momento musicale con i Phonomachoi, artisti in costume tradizionale, assieme all’archeologo Giorgio Franchetti in occasione della presentazione del libro “A tavola con gli Etruschi”, tenutasi il 25 gennaio a Barbarano Romano (VT).

About Marco Bombagi

Laurea Magistrale in Scienze Politiche con indirizzo sociale e del lavoro conseguita nel giugno 2006. Praticante giornalista presso "Lumsa News" ( scuola di giornalismo dell'università Lumsa) da ottobre 2007 a ottobre 2009. Giornalista professionista dal 19 gennaio 2010. Autore del romanzo "La Valle di Erec" edito da Progetto Cultura