verno Prodi nel 2006 sono tra queste. Rendono pochissimo: 454 e 475 milioni entrate da T successione rispettivamente nel 2009 e 2010; nei primi 9 mesi del 2011 il gettito è in calo rispetto all’anno precedente. Per un paese tra i più ricchi del mondo con una ricchezza stimata di oltre 9 mila miliardi di euro il gettito riscosso con le imposte di successione è risibile. Si tratterebbe di abbassare le esenzioni e alzare le aliquote. Si tratterebbe soprattutto di accertare meglio l’imposta. Solo cercando di chiudere i varchi elusivi e combattendo l’evasione aperta delle imposte di successione è possibile passare ad eventuale imposta patrimoniale ordinaria, personale e progressiva. Credo che invece di vaneggiare di nuove patrimoniali personali e progressive, bisognerebbe accertare meglio quelle esistenti. L’Italia registra un numero altissimo di società di comodo. E questo vale per tutte le parti politiche e sociali che insistono per la tassazione patrimoniale.
Non è vero che si fa equità tassando tutti: ricchi e poveri, come sta facendo questo governo dei tecnici. Anzi questo è il modo per fare sicuramente ingiustizia. In materia di tassazione diretta e indiretta devono pagare tutti quelli che hanno capacità contributiva. Devono essere esonerati quelli con i redditi più bassi. Ma se scegli anche una manovra sulle imposte indirette, è chiaro che, in questo modo, tratti alla stessa maniera i consumatori con diverso potere d’acquisto. È chiaro che tagli in maniera immediata la domanda di consumi delle persone e delle famiglie con redditi medio bassi. È questa la misura più appropriata in una fase congiunturale di recessione certificata dall’OCSE, dalla Commissione UE, dalla Confindustria e, infine, dall’Istat? È sicuro che, in questo modo, il governo non fa né equità né efficienza a meno che non si assume che la manovra sulle imposte indirette serva a fare una svalutazione “interna” per rendere più competitive le merci italiane rispetto a quelle degli altri paesi dentro e fuori l’eurozona. Si tratterebbe di misura alternativa ed equivalente a quella sul cambio dell’euro sopravvalutato che è governato dalla Banca centrale europea in fatto se non in diritto. Ma allora bisognerebbe prevedere misure compensative per i soggetti maggiormente colpiti. Ma anche questa operazione nelle circostanze ha diversi punti deboli: 1) non tiene conto della fase di rallentamento della crescita in tutta l’eurozona – Germania inclusa. Quindi potrebbe non funzionare; 2) non tiene conto che gli aumenti dell’IVA e delle imposte di fabbricazione sugli oli minerali in grossa parte si trasferiscono sui prezzi e fanno lievitare i costi di trasporto che incidono su tutte le persone e le merci viaggianti, alimentando l’inflazione al di sopra del 3% e della media europea. Se così, hanno ragione quanti come me ritengono che la manovra avrà effetti fortemente depressivi sulla crescita. Ormai è altamente probabile che gli effetti cumulati di ben quattro manovre di tagli alla spesa e di aumenti delle imposte, la crescita nel 2012 sarà negativa. È incerto il quantum. Ci viene detto che questa manovra era necessaria per tagliare il deficit di bilancio ma il nostro è uno dei più bassi dei paesi dell’eurozona. È il debito pubblico il nostro problema più grave e, a questo fine, non si vedono provvedimenti – a quanto pare rinviati ad una seconda fase. È vero il governo è operativo da poco più di una settimana, ma forse sarebbe stato più appropriato aggredire prima il debito e poi il deficit corrente.