La confusione sull’IMU e sulla politica tributaria

(13  Gennaio 2013)    di enzorusso2020  —————-       Chi parla di spostare cifre consistenti dall’imposizione sul reddito a quella sul patrimonio non sa o fa finta di non sapere che le imposte patrimoniali ordinarie e straordinarie (moderate) si pagano con il reddito corrente. Se le imposte straordinarie dovessero produrre un gettito straordinario molto elevato, molti proprietari sarebbero costretti a vendere parte del loro patrimonio per adempiere. Se la vendita di case dovesse interessare un numero consistente di proprietari l’operazione deprimerebbe il valore delle case con perdite in conto patrimoniale specie in una fase in cui le banche lesinano il credito. Ho un patrimonio di 100 che rende il 5%. C’è equivalenza tra tassazione diretta del patrimonio per ipotesi all’1% con gettito di uno e tassazione del reddito patrimoniale al 20% uguale a 1. Quindi se si trattasse solo di spostare l’imposta dalla base imponibile reddito a quella patrimonio non cambierebbe niente perché devo pagare sempre un euro di imposta. Nel caso della tassazione della prima casa l’anomalia è che intanto c’è la esenzione ai fini Irpef e, prima dell’IMU, c’era anche la esenzione ai fini della tassazione locale. Il Governo Berlusconi aveva abolito nel 2008 l’ICI. Quindi partiamo da una situazione particolarmente agevolata della prima casa quasi sempre adibita ad abitazione principale. In questo caso, l’assenza di un reddito monetario complica il problema perché molta gente, con scarse conoscenze economico-finanziarie, non distingue bene tra reddito reale e reddito monetario e, quindi, trova iniquo che si tassi il beneficio reale (non monetario) discendente dal godimento della propria abitazione. Molta gente non ha chiaro l’effetto ricchezza positivo che si determina quando gli immobili si rivalutano e quello negativo quando gli stessi si deprezzano. In questi anni la bolla immobiliare in Italia si sta sgonfiando – per fortuna lentamente –e, quindi, c’è un effetto ricchezza negativo che è aggravato anche dal fatto che la crescita del reddito è stata fortemente negativa nella media degli ultimi tre anni. Quindi è giustificata in una certa misura la reazione popolare alla reintroduzione della tassazione della prima casa peraltro con l’aggravante della rivalutazione delle rendite catastali in una fase di valori immobiliari di mercato sono variamente discendenti. Non solo ma l’operazione è stata condotta maldestramente perché non si è cercata la parità di gettito rispetto all’ICI del 2008 ma per un ammontare più che doppio date le esigenze di risanamento dei conti pubblici anche nazionali. Siamo ora in piena campagna elettorale e alcuni politici parlano a ruota libera, promettendo sgravi diretti sull’Irpef, l’abolizione tout court dell’IMU e – già che ci siamo – anche dell’IRAP. Altri più prudenti parlano di rimodulare l’IMU in modo da esonerare le prime case di modesto valore e introducendo elementi di progressività per i patrimoni immobiliari al di sopra di una certa soglia che alcuni giornali individuano in un 1,5 milioni di euro. Altri ancora pensano di modulare l’aliquota dell’IMU in relazione al reddito del proprietario. Vorrei cercare di chiarire alcuni punti importanti trascurati nel dibattito corrente. La tassazione degli immobili in generale viene attuata come tassazione reale e proporzionale proprio perché, di norma, si accompagna a quella personale e progressiva. Per seguire l’esempio di sopra, se io oltre all’imposta sul reddito del 20% accompagno un prelievo diretto dello 0,50% sul valore patrimoniale (100), l’aliquota sul reddito passa dal 20 al 30% sul quella categoria di reddito. Si tratta di un aumento dell’aliquota marginale effettiva del 50% e per un reddito globale basso non è poca cosa specialmente in una fase in cui anche il reddito corrente non aumenta o addirittura si riduce. Proprio per questi motivi su redditi e pensioni basse bisogna prevedere o l’esenzione oppure un sistema adeguato di detrazioni. La sede personale (non reale, non sul singolo cespite) è quella più adatta per introdurre elementi di progressività ma, come ho già ricordato, la prima casa è fuori dalla tassazione diretta, personale e progressiva. Le seconde e terze, a certe condizioni, sono sottoposte a tassazione sostitutiva secca con aliquote del 21 e 19% a seconda del tipo di contratto (libero o concordato). La misura introdotta nel 2011 non ha avuto un grande successo come sostenevano quelli che l’hanno proposta e adottata. I grandi patrimoni immobiliari sono gestiti o da apposite società di gestione immobiliare o da società di comodo e così sfuggono alla tassazione progressiva. Quindi al momento non c’è lo strumento più adatto per fare perequazione tributaria nella tassazione delle case, ossia, su una parte del patrimonio delle famiglie italiane. Infatti è solo in sede di tassazione personale che si potrebbe collegare la tassazione della prima casa con il reddito graduando una detrazione oppure l’aliquota. Ma il reddito di chi? del solo proprietario o del nucleo familiare? Gli esiti in termini di perequazione sarebbero diversi a seconda della soluzione adottata ma in Italia osta il fatto che la tassazione diretta sul reddito è strettamente individuale. Anche l’altra proposta di introdurre elementi di progressività a seconda del valore del patrimonio immobiliare personale incontra ostacoli tecnici di non poco conto. Supposto che Tizio abbia quattro appartamenti in 3-4 comuni diversi e si addotta la tassazione progressiva, si pone una difficoltà pratica di suddivisione del gettito tra i diversi Comuni. Non è un problema molto difficile da risolvere ma sono preferibili soluzioni semplici per cui ogni immobile pagherà la sua imposta a seconda del Comune dove insiste. Per l’abitazione principale ogni comune potrà manovrare su una detrazione come per l’ICI ma bisognerebbe evitare quello che è successo proprio con questa ultima imposta con le seconde case. Molti comuni avevano adottato per i non residenti aliquote a volte doppie rispetto a quelle sui residenti esportando così parte dell’onere sui primi e non rispettando il legame che per l’imposta reale sulle case ci deve essere tra tassazione e servizi comunali. Per tutti questi motivi sarebbe opportuno tornare quanto meno alla tassazione degli immobili come l’aveva modificata il Governo Prodi nel 2006.

di Enzo Russo

About Redazione