La Confessione. Storia di omosessualità e clero

La Confessione. Storia di omosessualità e clero

All’Off/Off  fino al 28 ottobre va in scena La Confessione, versione teatrale dell’opera del vaticanista Marco Politi. Un breve monologo in cui un prete gay racconta la sua storia. Diretto e interpretato da Alfredo Traversa, che ne ha curato anche l’adattamento teatrale insieme all’autore del libro.

Questa volta non è un prete a ricevere una confessione, ma il pubblico a raccogliere quella di un prete che racconta della propria omosessualità e della vita dei preti gay in genere, vissuta in modo schizofrenico. E’ messa in evidenza la difficoltà di accettazione non tanto dell’omosessualità, comunque tabù  (già la sessualità dei sacerdoti nella chiesa è complicato come argomento, figurarsi la sessualità tra uomini), quanto la non sopportazione dell’ipocrisia che domina nel clero: difatti laddove di giorno alcuni componenti operano celebrando in linea con i dettami ufficiali e magari schierandosi in modo aspro contro la “sodomia”, poi di notte gli stessi frequentano ambienti gay.

Il protagonista racconta della scoperta del proprio orientamento e della sofferenza data dal bisogno di corporeità, del desiderio di altri corpi maschili, delle saune dove le mani si allungano a toccare il corpo vicino o dei locali in cui incontra anche altri preti frequentatori.

I santi, il loro volto in trasfigurazione mistica che pare confondersi in un amplesso ed il loro pensiero fanno da cornice al tema che nei secoli successivi non ha visto molti cambiamenti.
Lo spettacolo si muove su una doppia struttura: da un lato quella formale, della tonaca , delle icone dei santi e della Roma sacra, dall’altro quella sostanziale che vede la carne, gli istinti, il senso di colpa e la convivenza con esso ancora da risolvere del tutto.
Buoni gli spunti su un argomento sempre caldo, più facilmente affrontato in sedi diverse da quelle direttamente interessate, tuttavia lo spettacolo risente di momenti di lentezza, dovuti ad un’ accentuazione del tono introspettivo , che non sempre fa cogliere al pubblico alcuni passaggi, mentre rende meglio a volte l’azione del corpo, che pare gridare invece nel suo contorcersi egodistonico, afflitto da ciò che vorrebbe uscire, ma rimane dentro, sottovuoto.
Punti deboli nel ritmo, compensati dalla brevità del monologo, ma spunti degni di essere colti per una serata sempre piacevole nello splendido Off/Off a via Giulia. 

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