ECONOMIA FERMA. SOLO PER GLI ILLUSIONISTI LE COSE STANNO ANDANDO BENE

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A proposito di economia reale ed economia virtuale. Il bollettino Istat pubblicato il  1° marzo ’06 ci informa che nel 2005 rispetto al 2004 il Pil è rimasto fermo. Il che si chiama stagnazione, anticamera della recessione. Notizie altrettanto cattive arrivano dal fronte del deficit e dell’occupazione. I dati di fonte "ufficiale" (e non dell’opposizione) parlano chiaro. Ma la situazione, come ha rilevato la segreteria nazionale di Usi/Rdb Ricerca, è ancora peggiore di quanto sembra…

Articolo di Gino Nobili


Per quanto riguarda l’occupazione, si è registrata la perdita di circa 102.000 unità di lavoro a tempo pieno, il che significa che semmai è aumentata solo l’occupazione precaria insieme a quella irregolare, agevolata dal clima diffuso di illegalità, mentre quella ufficiale – espressa in termini di unità di lavoro al netto della cassa integrazione – ha segnato un calo dello 0,4% e si è così attestata a 24.192.200 unità di lavoro. Gli altri dati non sono meno scoraggianti.

In sintesi:

  • il deficit calcolato in rapporto al Pil è arrivato al 4,1% (rispetto al 3,4% dell’anno precedente), che in valore assoluto rappresenta un  aumento di 10.265 milioni di euro, portando il totale a 57.917 milioni
  • il saldo primario (al netto degli interessi, quindi diciamo "la gestione corrente") è ancora positivo ma oramai è pari appena allo 0,5% del Pil – il precedente governo aveva lasciato un valore di circa il 4%, portato da questa maggioranza al 3,2% nel 2001, al 2,7% nel 2002, all’1,7% nel 2003, all’1,3 nel 2004, e allo 0,5 del 2005
  • il disavanzo delle amministrazioni pubbliche (saldo delle partite correnti) è pari a 6.831 milioni di euro, contro 4.879 milioni di euro del 2004 (l’inefficienza della P.A. è cresciuta in questi 5 anni mentre era fortemente decresciuta nei 5 precedenti). In particolare, le uscite di parte corrente sono aumentate del 3,1% mentre le entrate solo dell’1,7% (non c’è più niente da condonare…). Da notare che la situazione non è peggiore solo perchè gli interessi passivi nel 2005 hanno continuato – sempre secondo il bollettino dell’Istituto di statistica – a presentare un trend decrescente: cosa che dobbiamo all’ingresso nell’euro. I dati sono pessimi, ma c’è di più.

Come ha rilevato la segreteria nazionale di Usi/RdB-Ricerca, l’Istat, in occasione della diffusione delle nuove stime provvede ad una revisione dei dati diffusi negli anni precedenti, revisione che quest’anno ha assunto carattere straordinario. E, come accade ormai in maniera quasi sistematica, le stime rivedono al ribasso i numeri degli anni precedenti. La bassa crescita del Pil del 2002 di +0,4 si è ridotta a +0,3, quella del 2003, di +0,3 si è addirittura azzerata e quella del 2004 è passata da +1,2 a +1,1.
Con queste premesse, anche il dato di crescita nulla per il 2005, si tramuterà verosimilmente in futuro in una crescita negativa.Una sorte non migliore è toccata al rapporto tra l’indebitamento netto e il Pil. Il rapporto 2002 è passato da –2,7 a –2,9; il 2003 da –3,2 a –3,4; il 2004 – che a marzo 2005 era stato stimato in –2,9, scatenando le ire di Almunia e costringendo l’Istat ad una prima revisione a –3,2 – è ulteriormente peggiorato a –3,4. Se si considera che il controverso rapporto 2001, inizialmente stimato dall’Istat in –1,4, è giunto, a forza di revisioni al ribasso, alla ragguardevole cifra di –3,1 vuol dire che l’Italia sta sforando il tetto del –3% previsto dal Trattato di Maastricht ormai da 5 anni.
Tutto ciò secondo i dati dell’Istat, non dell’Unità. Cioè di quell’Istat che ormai da tempo descrive un’inflazione notevolmente minore di quella di cui tutti ci lamentiamo toccando il portafoglio. C’è dunque da temere che le cose in realtà vadano ancora peggio di quanto descritto.
Ci tranquillizza vedere che c’è qualcuno che sorridendo dai manifesti ci dice che tutto va bene. Lasciamolo perdere.

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