MELFI, PROVE TECNICHE DI MOVIMENTO PER UN FISCO GIUSTO

articolo

Editoriale di Giancarlo Fornari

C’è
da rabbrividire se si pensa che il destino del paese nei prossimi
cinque anni potrebbe essere deciso da una battuta più o meno felice
dell’uno o l’altro dei due contendenti nel confronto televisivo che
avrà luogo nei prossimi giorni.

Questo
perchè ormai si sta affermando anche in Italia, per la prevalente
spinta del premier – non per niente fondatore e proprietario di
emittenti tv – la distinzione tra legittimità politica del
leader  – data dalla capacità di governare bene nell’interesse
della nazione e naturalmente non nel proprio – e legittimità catodica
data dalla maggiore o minore disinvoltura nel comparire in tv, nella
capacità di "vendere bene" il proprio prodotto. Con questa logica gli
italiani non dovrebbero giudicare il capo di questo governo per le cose
che ha fatto e che essi hanno vissuto, nel bene e nel male, ma in base
alla rappresentazione che ne viene data a Porta a Porta; non
dovrebbero decidere come votare in base alla loro esperienza quotidiana
di questi cinque anni ma in base al modo in cui lui gliela racconta
nelle sue infinite apparizioni televisive.
Il movimento che stiamo
cercando di mettere in piedi in queste settimane  (MELFI,
Movimento per l’equità e la legalità fiscale
) è anche una reazione
contro questo tentativo di trasformare la politica in spettacolo
e  di far  prevalere la rappresentazione sulla realtà, le
parole sulle cose.
Grazie al contributo di economisti ed esperti
abbiamo messo insieme in un documento tutti i numeri di una 
politica fiscale fallimentare. Fallimentare innanzitutto dal lato
dell’Irpef (che con il primo modulo della riforma Tremonti ha dato poco
a tanti, con il secondo ha dato tanto a pochi). Ma fallimentare anche
da tutti gli altri punti di vista, dal lato della lotta alle evasioni
alla gestione dell’apparato.
 

Con il primo modulo della riforma Tremonti, in
vigore dal 2003, un lavoratore dipendente con reddito di 26.000 euro ha
avuto un risparmio annuo di 61 euro; un pensionato con un reddito di
13.000 un risparmio di 206 euro (17 euro al mese); un lavoratore
autonomo con reddito di 28.000 euro un risparmio annuo di 35 euro. Con
il secondo modulo, in vigore dal 2005, è stata sì ampliata la no tax
area (o meglio, sono state trasformate le vecchie detrazioni familiari
in deduzioni dal reddito), ma questo allargamento riguarda solo casi
limite, cioè situazioni familiari difficili (laddove ci sono molti
carichi familiari) e neppure sempre. La vera operazione fatta con
questo modulo è stata invece la notevole riduzione dell’aliquota
fiscale a beneficio dei possessori dei redditi più elevati (ben 6 punti
percentuali per i redditi tra 70 e 100mila euro, 2 punti percentuali
per quelli sopra i 100mila euro). Un risparmio fiscale che per redditi
tra i 100 e i 200.000 euro va da 2300 a 4.300 euro  l’anno. 
Ma
per di più il mancato recupero del fiscal drag, l’inflazione crescente
e l’aumento delle imposte indirette (4,8 miliardi di aggravi a
carattere permanente introdotti nel 2006) hanno mangiato per intero i
pochi benefici ricevuti dai bassi redditi con la riduzione delle
aliquote Irpef. La lotta alle evasioni ha fatto flop, e non c’era da
aspettarsi niente di diverso da un governo che ha attuato 22 condoni e
ha dimostrato una chiara preferenza per la tutela delle rendite anzichè
per quella dei redditi da lavoro. Ci si è disinteressati totalmente
degli operatori delle finanze e della funzionalità dell’apparato, se
non per mungerlo il più possibile moltiplicando gli incarichi a
beneficio di una ristretta cerchia di fedeli.
Nel Manifesto programmatico
del Melfi sono raccolte alcune delle più macroscopiche ingiustizie
dell’attuale sistema tributario. Su queste dovremmo riflettere,
piuttosto che lasciarci imbonire dalle televendite di coloro che ne
sono i responsabili.
Invitiamo tutti a leggere questo documento, a commentarlo, a sottoscriverlo se lo condividono.  Il Melfi – Movimento per l’equità e la legalità fiscale
– rivolge un appello alle forze politiche per costruire nella prossima
legislatura un fisco più giusto, ma un appello anche ai cittadini.
Parliamo delle cose  per come noi le viviamo, usciamo  dall’ipnosi della televisione.

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