Una lettera aperta a Matteo Renzi

(28/10/2012) –     di  Sàntolo Cannavale

Una mia risposta alla nota di Matteo Renzi, Sindaco di Firenze (nella foto a lato), attualmente impegnato nella campagna elettorale per le “elezioni primarie 2012” nell’ambito del Partito democratico.

Gent.mo Matteo Renzi, L’aver presentato un programma elettorale in funzione ed in previsione di incarico di governo è, di per se, un attestato di serietà e buona volontà. In questa fase caotica della politica nazionale i cittadini sono disorientati per la mancanza di chiarezza sulle regole elettorali di base: si voterà nuovamente con l’attuale sistema che vede gli eletti di fatto nominati dai partiti a livello centrale? Si ritornerà alle preferenze con tutte le conseguenze negative che questo meccanismo genera? In una fase storica italiana nella quale si sente il bisogno di ricambio di uomini nei due rami del Parlamento, l’elezione tramite collegio uninominale, a mio parere, è il sistema che meglio risponderebbe alle esigenze di efficace rappresentanza. Il collegio uninominale azzera tutte le negatività legate al micidiale sistema delle preferenze (finanziamento occulto, corruzione, accordi non finalizzati al bene pubblico). Le preferenze creano un sistema di sudditanza dell’eletto che va oltre il momento elettorale e proietta le sue nefaste conseguenze sull’intero lasso temporale del mandato parlamentare. Il collegio uninominale impone ai partiti politici che si presentano alla competizione elettorale la scelta obbligata, non eludibile, degli uomini migliori, per capacità, competenza, moralità. Questi, con l’elezione, sarebbero attenti alle vicende nazionali ed europee, senza mai dimenticare il rapporto fecondo e indissolubile con il territorio di riferimento che di fatto li legittima. Per la riduzione del numero di parlamentari il suo programma è chiaro ed esplicito anche in relazione alle specifiche funzioni da assegnare alle due camere, senza sovrapposizioni di compiti. L’incertezza riguarda, purtroppo, i tempi di attuazione del provvedimento, così come è incerto l’intervento sul finanziamento pubblico ai partiti. Il tema per le forze (o debolezze) politiche è diventato un tabù, prescindendo scientemente dalla volontà contraria di quasi tutti gli italiani e dallo specifico pronunciamento degli stessi a mezzo referendum. Nel suo programma si legge con piacere: “La politica torni ad essere assolvimento di un dovere civico e non una forma di assicurazione economica”. A proposito di imposta patrimoniale Lei ha così risposto nell’intervista a Il Sole 24Ore: «La patrimoniale in Italia c’è già. È il frutto del calo del valore degli immobili e dell’introduzione dell’Imu, che già è molto alta. Noi non chiederemo di pagare di più a chi ha di più, vogliamo far pagare di meno a chi ha di meno. La sinistra che piace a me non fa la guerra alla ricchezza, fa la guerra alla povertà». Non entro nel merito della sua risposta che, a mio avviso risente del clima elettorale e dell’opportunità di non alienarsi la simpatia di portatori di grandi patrimoni. Ricordo a me stesso: Warren Buffett (USA) e da ultimo in Italia Alessandro Profumo hanno sostenuto che in questa fase storica un contributo eccezionale da parte di chi possiede grandi patrimoni sarebbe sensato ed utile alla nazione ed agli stessi benestanti: i miglioramenti di borsa e dei mercati in generale li ripagherebbero ampiamente del sacrificio sostenuto. Avanzo un suggerimento da esplicitare nel programma ed in campagna elettorale. Sarebbe opportuno evidenziare con chiarezza la cifra attuale del debito pubblico nazionale. In caso di vincita delle primarie e di assunzione dell’incarico di Presidente del consiglio questo sarebbe il dato di partenza da tenere a riferimento. La comparazione con il dato di fine mandato, sicuramente più contenuto, contribuirebbe a segnalare l’efficacia della sua esperienza governativa. Bisogna avere il coraggio di dire che l’Italia ha un debito pubblico di 1.973 miliardi di euro che incide su una famiglia di 4 persone per circa 125.000 euro (32.000 euro a testa compresi nascituri ed immigrati regolarizzati). Questo dato, che non è rilevabile nel suo esteso programma darebbe chiarezza e sostanza all’affermazione: “Chi vuole governare deve prendersi un impegno chiaro di non scaricare sulla prossima generazione il peso dell’aggiustamento del debito pubblico, come ha fatto chi ha governato in passato”. Fermo restando, come Lei ha affermato che la formula magica per risolvere i problemi in Italia non esiste. A proposito dei 100 euro al mese da aggiungere allo stipendio di chi ne percepisce meno di 2.000, il Prof. Monti ha provveduto d’anticipo, ma in negativo, aumentando l’Iva e cancellando parte delle attuali detrazioni fiscali. Convince ed appare utile e sostenibile l’idea di un servizio civile europeo di sei mesi su base volontaria per aiutare a costruire la nuova società europea. Nel suo programma si sostiene che “lo spreco più grave in Italia non è di natura economica. Il vero problema è che non stiamo valorizzando la potenzialità degli italiani.” In verità questo spreco (autentico ed ingiustificabile) si somma a quello squisitamente economico dei 40 miliardi di euro che l’Italia versa annualmente agli investitori stranieri a titolo di interessi sui prestiti che essi concedono al nostro Paese mediante acquisti di BTP. E per chiudere un bel sogno (pag. 13): “Se l’Italia riuscisse ad allinearsi ad un Paese europeo in posizione mediana nella graduatoria per capacità di attirare gli investimenti stranieri come l’Olanda, questo significherebbe avere ogni anno un flusso aggiuntivo di investimenti in entrata di quasi 60 miliardi di euro, con la conseguente apertura di centinaia di migliaia di posti di lavoro e l’avvio di molti piani industriali fortemente innovativi. …” Colgo l’occasione per augurare successo alla sua iniziativa politica che, comunque vada, segna uno spartiacque tra l’attuale e futura concezione di far politica avendo a cuore, innanzitutto, il bene della comunità.

di Sàntolo Cannavale (www.santolocannavale.it)

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