Salvo il governo ma non l’immagine dell’Italia

Salvo il governo ma non l’immagine dell’Italia

(19 Luglio 2013)  di

Dopo avere citato presunti segnali positivi citati dal Bollettino della Banca d’Italia senza nascondere il previsto calo del PIL dell’1,9% a fine 2013,  non senza improntitudine, in occasione della c.d. cerimonia del ventaglio,  il Presidente della Repubblica ieri è entrato  nel merito della paventata crisi di governo se la maggioranza non avesse concesso  l’appoggio all’esecutivo imposto da lui medesimo. Copio le frasi rilevanti dal Comunicato ufficiale pubblicato sul sito della Presidenza. “Inutile dire come il clima di fiducia verso l’Italia possa variare positivamente in presenza di una valida azione di governo e di un concreto processo di riforme su ampie basi di consenso parlamentare, e come esso potrebbe invece peggiorare anche bruscamente dinanzi a una nuova destabilizzazione del quadro politico italiano.

E’ perciò indispensabile, nell’interesse generale, proseguire nella realizzazione degli impegni del governo Letta, sul piano della politica economica, finanziaria, sociale, dell’iniziativa europea, e insieme del “crono-programma” di 18 mesi per le riforme istituzionali, già partito anche in Parlamento col primo voto sulla legge costituzionale che ne faciliterà il percorso.

Proseguire con maggiore e non minore coesione, sapendo che esitazioni da un lato o forzature dall’altro, esibite polemicamente, possono far sfuggire al controllo delle stesse forze di maggioranza la situazione. E allora si sgombri il terreno da sovrapposizioni improprie, come quella tra vicende giudiziarie dell’on. Berlusconi e prospettive di vita dell’attuale governo. Dovrebbe riconoscersi che è interesse comune affidarsi con rispetto – senza pressioni né in un senso né nell’altro – alle decisioni della Corte di Cassazione, e affidarsi correttamente – chi ha da difendersi – all’esercizio dei diritti e delle ragioni della difesa.

Anche al di là dei casi della giustizia, qualsiasi appello, rivolto politicamente in tutte le direzioni, ad abbassare i toni, ad abbandonare le posizioni “urlate”, a confrontarsi più pacatamente, va preso sul serio e può riuscire utile. Occorre sgombrare il campo egualmente da gravi motivi d’imbarazzo e di discredito per lo Stato e dunque per il paese, come quelli provocati dall’inaudita storia della precipitosa espulsione dall’Italia della madre kazaka e della sua bambina, sulla base di una reticente e distorsiva rappresentazione del caso, e di una pressione e interferenza, l’una e le altre inammissibili da parte di qualsiasi diplomatico straniero. Ne sono scaturiti anche interrogativi sul modo di garantire pienamente diritti fondamentali di persone presenti a qualsiasi titolo nel nostro paese.

Il governo ha opportunamente deciso – partendo da una prima ricostruzione della vicenda – innanzitutto di sanzionare comportamenti di funzionari titolari di delicati ruoli in materia di sicurezza, che hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell’autorità politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose. Ancor più importante è che il governo intervenga – come ha annunciato di voler fare – su norme di condotta e catene di gestione burocratiche che possono mettere in simili casi, e di fatto in questo caso concreto hanno messo, in serie difficoltà l’esecutivo. Alla Presidente Sardoni dico peraltro che, anche per dei ministri (ma non solo per loro), è assai delicato e azzardato evocare responsabilità “oggettive”, ovvero (per usare la sua espressione) “consustanziali alla carica che si ricopre”.

E’ comunque del tutto evidente che a questo proposito da parte di forze politiche di opposizione si tenda in questo momento a far franare un equilibrio politico e di governo che si giudica spurio prima ancora che inadeguato. Per spingere il paese, le sue istituzioni rappresentative, verso quale sbocco”? Certamente la stampa alza i toni  e forse ha esagerato ma, a mio giudizio, pronunciare le frasi riportate il giorno prima della discussione delle mozioni di sfiducia individuale al ministro degli interni è quanto meno inopportuno. Ha costituito una illegittima interferenza nella dialettica parlamentare. E’ espressione della logica del governo fondata sulla paura. State attenti – dice il Presidente – se mettete in minoranza il governo si aprono scenari dalle conseguenze gravissime specialmente sul terreno degli equilibri economici e finanziari. Non è vero quindi che il precedente governo Monti da lui voluto nel dicembre 2011 aveva salvato l’Italia. In realtà l’economia italiana resta ancora spiaggiata come la Costa Concordia che i tecnici non riescono a tirare su mentre affonda lentamente. È un fatto innegabile che nel caso della signora  Shalabayeva e della sua figlia di sei anni, consegnati illegittimamente ai servizi segreti kazaki  c’è stata violazione dei diritti umani. A poco valgono i giri di parole sulle catene di comando, sulla burocrazia forte e sulla politica debole. Alcuni corifei della grande stampa parlano di poteri forti della burocrazia che si sostituiscono addirittura ai ministri. A me risulta che l’alta burocrazia in  genere è deresponsabilizzata e cerca sempre la copertura politica. Molte leggi prevedono tale copertura e molte leggi restano inapplicate perché non trovano la necessaria copertura amministrativa. Si dà il fatto che non sono state rispettate corrette procedure diplomatiche e di collaborazione internazionale delle forze di polizia. C’è stato un palleggio di responsabilità tra diversi ministri che si nascondono dietro le loro competenze e c’è soprattutto la responsabilità del Ministro degli interni nonché Vice-presidente del Consiglio dei ministri. Forse ha sbagliato anche l’opposizione a presentare subito  due mozioni di sfiducia invece di chiamare i dirigenti del ministero degli interni a rispondere del loro operato davanti alle competenti commissioni parlamentari. Ho seguito la diretta del dibattito parlamentare su GR-Parlamento. Ho sentito pena per gli interventi di alcuni esponenti della maggioranza, per le urla e gli schiamazzi che hanno accompagnato alcuni discorsi. La maggioranza alla fine ha vinto, ossia, ha salvato il governo come aveva chiesto il Presidente della Repubblica,  ma viene in mente una frase di Calamandrei sul rapporto tra maggioranza e opposizione.  “Se la maggioranza si crede infallibile perché ha per sé l’argomento schiacciante del numero e pensa che basti l’aritmetica a darle il diritto di seppellire l’opposizione sotto la pietra tombale del voto con accompagnamento funebre di ululati, questa non è più una maggioranza parlamentare, ma si avvia a diventare una pia congregazione, se non addirittura una società corale, del tipo di quella che durante il fatidico ventennio dava i suoi concerti nell’Aula di Montecitorio” (il Ponte, luglio 1948). Ma alcuni obiettano – e lo stesso Presidente della Repubblica implicitamente lo sostiene – che non c’era alternativa. Ma le soluzioni alternative vanno cercate e/o costruite.  Eppure bastava sostituire il ministro più direttamente chiamato in causa e il governo poteva andare avanti. In un Paese normale le cose sarebbero andate così. Il Presidente della Repubblica tedesca Christian Wulff,  accusato di corruzione, si è dimesso nel febbraio 2012 ed è stato sostituito nel giro di pochi  giorni senza alcuno scossone per il governo tedesco. Da noi, a fronte di episodi vari di malgoverno,  si chiama sempre in causa la ragion di Stato e/o di governo. Anche questa volta il Governo ha resistito ma con non pochi schizzi di fango sul vestito.

di Enzo Russo

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