Roma è jazz-funky tra le note di Lee Ritenour e Dave Grusin

Roma è jazz-funky tra le note di Lee Ritenour e Dave Grusin

di Fabrizio Cuccu

Una domenica e un lunedì all’insegna della buona musica quelli trascorsi con due grandi del panorama delle note internazionali: Lee Ritenour e Dave Grusin, in una duplice data, 26 e 27 marzo con tre concerti e due masterclass.

La location scelta per la performance di queste due star della musica jazz-funky è stata quella degli Studios The Listener, all’interno del Forum Music Village di Roma di Piazza Euclide 34, fondati da Ennio Morricone nel ’69 e rinomati per l’eccellente acustica.

Lee Ritenour è un noto chitarrista statunitense di musica Jazz con all’attivo una lunga carriera di successi, che ha contato collaborazioni con artisti celebri e con band del calibro dei Pink Floyd insieme alla vincita di numerosi dischi d’oro.

Dave Grusin, invece, sempre statunitense, è un compositore di colonne sonore,  pianista e arrangiatore, vincitore dell’Oscar con il film Milagro con Robert Redford per regista.  Tra i suoi film citiamo I tre giorni del condor, Il paradiso può attendere, Havana,  Sul lago dorato, Ocean’s Twelve,  Tootsie (per il quale ha ricevuto una nomination per la miglior canzone originale, It Might Be You), Innamorarsi,  Il socio, e tantissimi altri.

Siamo andati, molto incuriositi, a seguire il concerto della domenica, il Roma Live Session, e dopo un’attesa dovuta al protrarsi di un minuzioso sound-check, si sono aperti i cancelli d’ingresso e il pubblico si è ritrovato nel suggestivo ambiente degli Studios, con dischi in vinile appesi alle pareti come trofei di un passato che non muore mai mentre, sul palco, ormai, tutto era pronto: pianoforte e tastiere per Dave Grusin e l’inseparabile chitarra Gibson per Lee Ritenour.

Ad arricchire l’esibizione e a completare la band, si sono esibiti anche il bassista Tom Kennedy ed il batterista Wes Ritenour.

Sostenute dalla ritmo pulsante della batteria e del basso, le note della chitarra di Ritenour e le tastiere di Grousin hanno creato un’atmosfera ricca di freschezza ed euforia. Le sonorità sono state sempre limpide e definite, non confuse, anche nelle esecuzioni più graffianti.

Non sono mancati momenti di spiccato virtuosismo ma di certo è stato apprezzabile che, anche in questi  frangenti, l’intera band abbia suonato all’insegna della cantabilità, conducendo gradualmente l’ascoltatore in spazi sonori ricchi di leggere note vorticose ed armonie sapientemente dosate.

Durante il concerto non poteva mancare l’esecuzione di brani storici come Mountain Dance di Grousin, capolavoro della fusion, e la trascinante Rio Funk di Ritenour.

La perfetta intesa artistica, nettamente percepibile tra Grusin e Ritenour, sul palco, ha fatto il resto, trasponendo un legame lungo un trentennio nell’arco delle due date d’esibizione.

Se suonare bene è di certo il loro mestiere, saper coinvolgere è indubbiamente un dono che fa di chi pratica un mestiere un vero artista. Senza dubbio questo concerto può essere considerato, dunque, come l’ennesima riprova della loro arte che, per due giorni, ha trasportato il pubblico romano nel vortice della grande musica.

 

 

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