Pier Luigi  Nervi, al Maxxi si celebra ciò che Roma dimentica
stadio Flaminio a Roma. Pier Luigi e Antonio Nervi

Pier Luigi Nervi, al Maxxi si celebra ciò che Roma dimentica

di Marco Bombagi

Un grido di dolore per le condizioni in cui versano, oggi, alcune delle opere di uno dei più grandi architetti contemporanei e, insieme, un’esortazione affinché Roma non dimentichi, abbandonando a se stesse le sue creazioni, un genio a cui si sono ispirate le maggiori archistar dei nostri giorni, da Santiago Calatrava a Zaha Hadid.

La mostra “Pier Luigi Nervi, Architetture per lo sport” a cura di Micaela Antonucci con Annalisa Trentin e Tomaso Trombetti dell’Università di Bologna, al MAXXI dal 5 febbraio al 2 ottobre 2016, rappresenta un cammino storico culturale attraverso i documenti originali tratti dall’archivio del progettista nato a Sondrio nel 1891 e morto a Roma nel 1979.

Tale tesoro, ceduto dagli eredi nel 2004 al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le collezioni del MAXXI Architettura, ora compone le tappe di un percorso che svela al visitatore l’origine di molteplici, famose strutture sportive non solo italiane: dal primo stadio realizzato a Firenze nel 1929, l’odierno Artemio Franchi, al Kuwait Sports Centre del 1968, 22 progetti in tutto.
Sperimentazione ed innovazione, passione per i materiali e le strutture caratterizzò tutta la vita di Nervi, ma l’esperienza delle Olimpiadi di Roma 1960 legò il nome dell’architetto a quello della Città Eterna per sempre: dallo Stadio Flaminio al PalaTiziano, attigui al MaxxI, fino al celebre PalaEur.

Un’eredità che, a ben vedere, la città sembra non meritare. È sotto gli occhi di tutti, infatti, lo stato penoso in cui versa lo Stadio Flaminio, fiore all’occhiello dell’Italia che ospitò i Giochi. Una struttura ancor oggi modernissima e funzionale, specialmente per gli sport di squadra, grazie alle tribune a ridosso del campo. Con un tocco di creatività unico rappresentato dalle forme sinuose e rotonde che ricordano un velodromo. Erbacce ad altezza d’uomo crescono da tempo incolte all’interno, laddove vi era un campo. E le tribune lasciano visibilmente trasparire i segni di un’incuria datata, alimentata dall’indifferenza.

La speranza è che questa interessante mostra possa far nascere la giusta indignazione rispetto alla Roma attuale e ai noti progetti di future Olimpiadi. Come potrebbe, infatti, una città che dimentica se stessa a tal punto da abbandonare strutture che sono insieme arene e opere d’arte, pensare di ospitare giochi Olimpici immaginando altre arene e altre strutture sportive con lo spettro di futuri abbandoni e futuro degrado?

Confidiamo che il ricordo dello sguardo visionario e rivoluzionario di Pier Luigi Nervi, attraverso la mostra organizzata al Maxxi, possa far riflettere una città e ricordarle che non esiste futuro senza passione per il passato. Senza rispetto di sé.

 

 

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