La perenne, comoda attesa di Godot

La perenne, comoda attesa di Godot

Estragone: Siamo contenti. (Silenzio.) E che facciamo, ora che siamo contenti?
Vladimiro: Aspettiamo Godot.
Estragone: Già, è vero.

Aspettare, sì ma cosa? Andare via o rimanere. Vladimiro detto anche Didi ed Estragone detto Gogo, insieme a Pozzo e Lucky, sono i protagonisti di Aspettando Godot in scena fino al 2 aprile allo Spazio Diamante.

Quattro straordinari interpreti diretti dall’ottima regia di Filippo Gili raccontano la perenne attesa di Godot, un personaggio-ombra che onnipresente in scena in verità non c’è mai. Aspettare Godot come aspettare ‘il domani’. Un domani che ‘ogni oggi’ sarà domani. L’ombra che non s’afferra” come afferma lo stesso Gili. Simbolo di quel teatro dell’assurdo, mai concretizzato in un vero e proprio genere e lontano da manifesti programmatici, l’opera di Samuel Beckett è se vogliamo l’incontro e la scoperta di un ripetitivo farsi reale del reale, in cui piccole azioni replicate divengono in verità la cifra di riflessioni altre.

aspettando-godotFrancesco Montanari – Gogo e Giorgio Colangeli – Didi sono due uomini alle prese con l’attesa di questo Signor Godot, un’attesa che non si sa esattamente a cosa porterà, ma che di sicuro c’è e che segna le loro giornate trascorse in una terra desolata di cui un albero è l’unico ornamento. I due passano le ore discorrendo di tutto e di niente, si accapigliano alle volte, discutono e vorrebbero quasi lasciarsi, ma ogni volta ricominciano come prima e tornano a giocare e soprattutto ad aspettare… Giunge quindi l’incontro con Pozzo, Riccardo De Filippis, e Lucky, Giancarlo Nicoletti, una coppia strampalata padrone-servo in cui ciascuno persegue il proprio ruolo: altezzoso, annoiato, evanescente Pozzo; rispettoso, accondiscendente, fedele Lucky. E poi c’è Pietro Marone che ogni volta interviene per comunicare il non arrivo, per oggi almeno, del Signor Godot.

Un non-sense che fa rimanere incollati alla sedia per tutto lo spettacolo, questo Aspettando Godot è certamente la rappresentazione convincente di uno dei più importanti testi del teatro contemporaneo. La regia che ben segna ogni passaggio e ogni mutazione nell’umore dei personaggi, riesce a mostrare perfettamente l’incognita esasperata ed esasperante di questa perenne attesa, che pure viene realizzata da un senso rassegnato di non fare che identifica i due protagonisti. L’uomo in questa pièce è colui che non agisce, ma passivamente attende e ogni volta ricomincia nello stesso modo senza cambiare nulla. Si siede e aspetta, conversa e aspetta, pensa e aspetta a quel qualcosa o meglio a quel qualcuno, Godot appunto, che quando arriverà cambierà tutto. Sì, ma quando? Ogni giorno è quello buono oppure no.

Bravissimi gli attori, ciascuno con la propria efficace interpretazione dà all’intera commedia un ritmo personale. Alla coppia già collaudata Colangeli-Montanari che ancora una volta strabilia per la grandiosa tenuta della scena, la credibilità e l’assoluta e indiscussa capacità attoriale, rispondono De Filippis e Nicoletti con un’interpretazione ottimale in cui non c’è spazio per incertezze di sorta.

Il testo dell’irlandese Beckett torna così ancora una volta in scena e lo fa in questa versione davvero molto bene grazie al lavoro di un gruppo eccellente!

locandina-aspettando-godot

 

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