Improvvisazione: forma d’arte o materia di studio?

Improvvisazione: forma d’arte o materia di studio?

Ne abbiamo parlato con Susanna Cantelmo, presidente dell’Associazione di Improvvisazione Teatrale e di Teatro Verbavolant. Ecco cosa ci ha raccontato…

 Prima di tutto, come nasce Verbavolant?

Verbavolant (http://www.verbavolant.roma.it) è un’associazione nata quattordici anni fa con l’obiettivo di diffondere l’Improvvisazione teatrale.  Noi insegnanti dell’Associazione Verbavolant siamo attivi nel campo dell’improvvisazione e del teatro da oltre venti anni e quattordici anni fa abbiamo sentito l’esigenza di concretizzare, di diffondere l’Improvvisazione e di diffonderla come forma d’arte e non solo come materia, come strumento recitativo, del teatro classico.

Voi insegnanti che tipo di formazione avete?

Ognuno di noi ha il suo personale percorso che lo ha portato fin qui. Io personalmente ho iniziato con l’improvvisazione, poi ho sentito la necessità di integrare questa arte meravigliosa, magica, con il teatro classico. Altri, al contrario, hanno cominciato dal teatro su testo e poi sono arrivati all’improvvisazione.

Perché improvvisazione?

L’Improvvisazione è avere tutto mentre apparentemente non si ha niente! Mi spiego meglio: nell’improvvisazione teatrale non c’è un copione, né un canovaccio, né nulla. Nemmeno la scenografia. ma c’è l’attore, ci sono gli attori. E sono loro, con il loro mondo, la loro personalità, i loro limiti, la loro fantasia, la loro creatività e la loro capacità di relazionarsi agli altri attori ad essere il tutto. Tutto quello che serve. L’improvvisazione viene ampiamente utilizzata nello studio del teatro classico in quanto permette di ricercare gli obiettivi del testo ed è l’unico motore che fa davvero spogliare l’attore. Nel lavoro sul personaggio, ossia nel momento in cui un attore deve interpretare un personaggio, deve fare un grosso lavoro su di sé: deve scendere nella sua intimità, scavalcare muri e resistenze, essere vero e sincero per tirare fuori la verità, la credibilità, che è quello che ti fa dire “ah, che bravo quell’attore!”. E questo è possibile farlo solo con l’improvvisazione.

Cosa privilegi: l’improvvisazione o il teatro su testo?

Li amo entrambi ed entrambi mi danno enormi soddisfazioni; certo, sono molto diversi. L’improvvisazione teatrale per sua intrinseca natura dovrà lottare sempre di più rispetto al teatro di testo. Nell’Improvvisazione l’attore nello stesso momento deve essere regista, autore e sceneggiatore e questo aumenta le probabilità di non essere sufficientemente densi e corposi. Densità che si ha invece nella tramatura della scrittura teatrale e di un personaggio dato. Per questo motivo siamo continuamente in movimento, ci formiamo, studiamo, ci confrontiamo con realtà estere, per scoprire nuove forme espressive, per darci e dare al pubblico tutto il meglio.

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Il rapporto con il pubblico?

Nell’improvvisazione teatrale il pubblico ha un peso specifico molto notevole. La sua energia diventa benzina per gli attori in scena e per lo spettacolo tutto. Ed è proprio questo il motivo per cui si scelgono teatri in cui la distanza fra palco e platea sia ridotta al minimo: per consentire al meglio questo scambio energetico. Più gli improvvisatori sono generosi e si danno, più il pubblico darà, alimentandosi a vicenda. Poi ci sono format in cui gli spettatori sono chiamati a dire la loro, a dare suggerimenti e a votare. Ci sono tantissimi format d’Improvvisazione, ognuno con le sue specifiche regole e ognuno appartenente ad una tipologia o a più di una.. Uno dei format più celebri è IMPRO con due squadre e con improvvisazioni per lo più comiche; il CATCH che rientra nel Theatre Sport (l’improvvisazione teatrale in voga nei paesi anglosassoni d’impianto veloce e ritmato ndr) in cui si è 2 contro 2 con un giudice al centro ed è molto ludico, poi ce ne sono altri più onirici o surreali come il nostro STRANGE TALES in cui l’impianto non è necessariamente comico, anzi ci possono essere momenti anche altamente drammatici.

Che rapporto avete con il “sistema teatrale”?

Ne siamo completamente fuori, non godiamo di nessun contributo e tutto è realizzato con la nostra forza e con gli allievi.

A chi sono diretti i vostri corsi?

Facciamo corsi per tutti, anche per i bambini e gli adolescenti. Riteniamo che l’improvvisazione possa avere un potere di crescita incredibile perché si lavora sulla coesione, sull’ascolto, sulla capacità di percepire l’altro e rendere importante l’altro e la sua proposta. Si sostiene l’altro e la sua idea. Tanti esercizi aiutano a superare poi la paura del giudizio, a liberarsi da schermi e sovrastrutture consentendo una sana libertà espressiva. C’è chi dice “io non ho fantasia!”. Non è vero, siamo tutti siamo possessori di creatività e fantasia: l’unica differenza è veicolarla e metterla al servizio di qualcosa oppure no. Poi i bambini sono il massimo, hanno la fantasia, sono liberi, non hanno sovrastrutture, non si giudicano… L’improvvisazione insegna a giocare con se stessi, sui propri limiti, ad accettarli, a giocarci, a valorizzarli.

Voi fate anche formazione aziendale. Che riscontri avete?

Sì, facciamo corsi di formazione e team building per le aziende. Se un’azienda vuole avere ottimi profitti li può avere soltanto se ha lavoratori contenti che lavorano bene insieme. Tramite l’improvvisazione si rompono dei paletti, si accorciano le distanze, si fa gruppo, si crea coesione, si lavora in team per produrre qualcosa. Dalla nostra esperienza abbiamo visto quanto il lavoratore appaia spesso molto bloccato, impaurito di esporsi, di esporre parti sincere di sé. Con l’improvvisazione queste paure si superano e si lavora insieme. Sì, direi che l’improvvisazione è una metafora del gioco di squadra.

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L’improvvisazione è utile alla vita di tutti i giorni?

Nell’improvvisazione teatrale  ci sono delle regole che sono alla base delle relazioni umane in genere: ascoltarsi, prendere dall’altro, accettarne la proposta e poi trasformarla e arricchirla. Sviluppare, concretizzare, analizzare queste caratteristiche, queste abilità non può che fare bene! Oltre ad un lavoro su se stessi e le proprie barriere, nell’improvvisazione è essenziale l’altro: non sei nessuno, non vai da nessuna parte se non porti su con te anche l’altro. E poi bisogna essere pronti e reattivi a cambiare il proprio percorso rispetto a quello che succede. Occorre avere malleabilità, flessibilità, accettazione. Tutti strumenti essenziali nella vita per poter vivere bene.

 

Verbavolant vi aspetta il prossimo weekend con gli spettacoli della scuola di recitazione:

venerdì 12 febbraio

Teatro Hamlet

“Momenti a due” 

Momenti a due

 

sabato 13 e domenica 14 febbraio

Teatro Hamlet

“Non abbastanza vol. 2”

Non abbastanza vol. 2

 

per info: http://www.verbavolant.roma.it

 

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