Eutanasia illegale: l’indifferenza italiana nei confronti del fine vita

Eutanasia illegale: l’indifferenza italiana nei confronti del fine vita

di Adalgisa Marrocco

«Ho fatto testamento biologico durante il dramma Englaro. La legalizzazione dell’eutanasia è sempre stata supportata Radicali, la prima proposta di legge sul tema fu presentata da Loris Fortuna. L’obiettivo è vivere liberi fino alla fine e morire in dignità. Spero che il Parlamento discuta la proposta di legge e non ci obblighi all’umiliazione di andare in Svizzera per morire con dignità», queste le parole pronunciate da Emma Bonino nel corso dell’intervista rilasciata a Sky il 29 marzo 2015.

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(fonte immagine: www.associazionelucacoscioni.it)

Con queste dichiarazioni Emma Bonino ha voluto porre nuovamente l’accento sull’indifferenza che la politica italiana riserva all’eutanasia, al testamento biologico e al suicidio assistito. D’altronde, la nostrana situazione di stallo su tali tematiche è identificabile come vera e propria anomalia: siamo il Paese capofila tra i pochi che continuano a considerare l’eutanasia non legalizzabile.

LA SITUAZIONE EUROPEA – Il primo Paese a dare vita ad una svolta nel 2002 fu l’Olanda con l’eutanasia diretta. Secondo le statistiche della Società Reale di Medicina Olandese, circa quattromila malati terminali all’anno sono stati aiutati a morire da quando la pratica è stata legalizzata. Sempre nel 2002 il Belgio ha, invece, introdotto il suicidio assistito (diritto esteso recentemente anche per pazienti ancora non maggiorenni). In Lussemburgo, nel 2009 è stata legalizzata l’eutanasia solo per adulti affetti da malattie irreversibili e terminali. Bisogna poi annoverare la Svizzera che concede sia l’eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono accelerare il decesso) che l’eutanasia passiva (distacco dei dispositivi volti a mantenere in vita il paziente), permettendo anche il suicidio assistito. In Francia, invece, la Legge Leonetti datata 2005 ammette il diritto a lasciar morire il paziente e quello alle cure palliative. Dal canto suo, la Gran Bretagna rende possibile l’interruzione delle cure in talune condizioni fin dal 2002, mentre dal 2010 punisce in maniera assai meno dura il suicidio assistito. Ancora, nel 2010 la Svezia ha legalizzato l’eutanasia passiva, pratica accettata anche in Germania e in Austria. In altri Paesi (Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca), il paziente può rifiutare talune cure o opporsi all’accanimento terapeutico. In Portogallo, eutanasia passiva e attiva non sono state legalizzate, ma è comunque consentito a un comitato etico di discutere circa l’interruzione delle cure in casi di malattie irreversibili e allo stato finale.

MEDICI ITALIANI FAVOREVOLI ALL’EUTANASIA – Il divieto italiano rende le nostre istituzioni sorde all’appello di tanti pazienti e delle loro famiglie. Un gran numero di medici italiani sarebbero favorevoli all’eutanasia e, in quanto tali, opererebbero in modo da indurre la dolce morte: questa la dichiarazione che il dottor Umberto Veronesi aveva rilasciato qualche mese fa.

EUTANASIA CLANDESTINA E TURISMO EUTANASICO – La situazione descritta dal noto medico andrebbe contro la regolamentazione italiana che, in caso di eutanasia clandestina, stabilisce l’accusa omicidio volontario. In sintesi, diventa ancor più anacronistico il veto che l’Italia pone da decenni al varo di una legge che consenta il fine vita come scelta consenziente. Accanto al fenomeno nostrano dell’eutanasia clandestina, si aggiunge quello del turismo eutanasico: pazienti  e familiari italiani che, affrontando ingenti spese, si recano in altri Paesi europei (anzitutto in Svizzera) per mettere fine alle proprie sofferenze.

I DATI SUL “FINE VITA” CLANDESTINO – Secondo l’ISTAT, in Italia ogni anno si verificano 1.000 suicidi e altri 1.000 tentati suicidi da parte di malati; si è stabilito anche che altri 20mila malati terminali accedono al fine vita grazie all’intervento di medici  consenzienti ad indurre la dolce morte.

Per di più, il veto italiano si scontra con un principio espresso dalla stessa nostra Costituzione all’Articolo 32: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».

Tra anacronismi e indifferenza, in Italia la legalizzazione dell’eutanasia attende risposta.

About Adalgisa Marrocco

Nata in provincia di Latina il giorno di San Valentino del 1991. Firma di politica e bioetica per diverse testate on-line, raccontatrice per Edizioni La Gru col libro “Supermarket e altri racconti indigesti”, traduttrice, sempre politically scorrect.