COSE DA NON CREDERE, TUTTA COLPA DELLA LOBBY EBRAICA

COSE DA NON CREDERE, TUTTA COLPA DELLA LOBBY EBRAICA 
Mentre si difende dalle accuse della Procura di Terni attribuendone la paternità a una fantomatica “lobby ebraica e radical chic”, la stessa che sarebbe dietro lo scandalo dei preti pedofili americani – “pochi fatti personali”, minimizza il prete antidroga (in effetti si tratta solo di 500 bambini vittime di abusi sessuali a Los Angeles, 2 miliardi di dollari pagati dall'Arcidiocesi di Boston per risarcire altri bambini sodomizzati da preti cattolici), su La Stampa Francesco Grignetti rievoca altri precedenti giudiziari di Don Gelmini, rigorosamente assenti dalle biografie ufficiali. Nel 1969, quando era solo un emulo del ben più famoso fratello padre Eligio, particolare figura di prete anche lui antidroga, amante del lusso e intimissimo di Rivera, venne arrestato nella sua villa all'Infernetto per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto e truffa e condannato a 4 anni di carcere, tutti scontati. Nel 1976 è arrestato nuovamente ad Alessandria, insieme al fratello, per un giro di presunte bustarelle per traffici con l'Africa, ma questa volta è scagionato. Può così tornare nella sua villa all'Infernetto corredata di Jaguar, piscina,  due cani, un autista, una cuoca di colore, una cameriera. Da lì si trasferisce nel '79 ad Amelia per fondare la sua prima Comunità.   

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