Che notti quelle notti alla Cometa

Che notti quelle notti alla Cometa

17 giovani attori sul palco del Teatro della Cometa alzano le barricate facendoci passare dalle occupazioni degli anni ’60 a quelle degli anni più vicini ai nostri tempi. Due generazioni di “occupanti” a confronto. Quali saranno le differenze? Tra figli di un’ideologia e l’ideologia stessa, vista come una figlia mai nata e rimasta concetto, Le Belle Notti è una commedia ricca di emozioni e riflessioni in scena fino all’8 gennaio. 

Siamo nel 1969, è il 12 dicembre. In quella data sta per accadere qualcosa. Il liceo Dante Alighieri è occupato e i giovani studenti stanno organizzandosi per la serata che arriva: il leader Simone vigila su tutti affinchè vengano eseguiti i diversi compiti assegnati. Bisogna perciò preparare la cena per tutti in un solo pentolone, le vedette devono mantenere l’attenzione, benchè distratte dal tenersi in tiro tra rimmel e fard, l’accordo sulla chitarra deve essere perfezionato e poi bisogna organizzare il corso di cartapesta a tutti i costi, anche se solamente qualcuno è interessato, se non uno…e le ore scorrono in un fermento giovanile.

L’occupazione è occasione di relazione: tutti sono uniti per la forza di un’ideologia, anche se non sempre fatta da basi solide, quanto per esempio quelle che spingono a recuperare un televisore per poter seguire novantesimo minuto perchè c’è il derby, missione capeggiata da Amedeo, lui, che più che un nome, porta un omaggio al centravanti della Roma degli anni ‘4o Amedeo Amadei. Ma sotto la bandiera della canzone Hasta Siempre comandante Che Guevara ritrova ciascuno l’inno del gruppo. E mentre scorre la storia dei giovani “rivoluzionari”, fuori la macrostoria pure non si arresta, registrando una delle stragi più importanti degli anni che seguiranno e che verranno denominati anni di piombo.

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Qualche decennio dopo ad occupare saranno i figli di questi “sessantottini” che intanto si saranno piegati all’imborghesimento, rinnegando quegli spiriti rivoluzionari che li tennero insieme in quel momento storico, piegandosi, e a tratti propriamente inzerbinandosi, anche alle nuove generazioni dei figli, che invece ormai sono un corpo unico col proprio cellulare. La nuova occupazione vedrà un gruppo di ragazzi sempre in contatto tecnologico col mondo esterno e un pò meno infiammato da un fuoco ideologico. I pugni chiusi ormai sono sostituiti da un saluto con la mano o da un cellulare in mano.

La commedia di Gianni Clementi, per la regia di Claudio Boccaccini è densa di emozioni che colpiscono sempre in modo efficace (la proiezione sulle barricate, formate dai banchi, della strage di Piazza Fontana arriva dritta al cuore anche di chi non era nato). Non si ferma inoltre solo al semplice confronto di due generazioni che lottano, entrambe accomunate dal fatto di essere per definizione acerbe e perciò senza alcun giudizio storico sugli eventi, ma arriva ad analizzare i rapporti umani: quelli fra i ragazzi di allora e i ragazzi futuri, nonchè tra i genitori/padroni di prima e i genitori/amici del dopo. Non ci si riesce a schierare con un  fare nostalgico per gli anni ’60 e tantomeno con un giovanilistico occhio per gli anni più recenti. Il gioco di pesi e contrappesi porta a gustare una commedia ben fatta, piena di energia, con giovani bravi attori che danno dimostrazione di spirito di squadra.
E’ un consiglio per chi vuole emozionarsi e provare un sentimento rivoluzionario!

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