APPROVATO IL SECONDO DL BERSANI MENTRE ARRIVA UN BILANCIO DEL PRIMO: -20% I FARMACI LIBERALIZZATI

Diminuiti del 20 per cento i prezzi di vendita e risultati al di sopra delle aspettative, secondo una indagine del Cerm – il Centro di ricerca su competitività, regolazione, mercati presieduto da Fabio Pammolli, docente di economia e management presso l’Università di Firenze – dalla liberalizzazione parziale del settore farmaceutico attuata dal governo Prodi con il decreto 223/2006. E ora gli stessi titolari di farmacie private cominciano a sfruttare le opportunità offerte da una legge meno vincolante anche per loro: alcuni hanno addirittura deciso di aprire una parafarmacia. E a proposito di liberalizzazioni, interessante la risposta dell'ex consigliere economico di Berlusconi, Brunetta, alla richiesta di spiegare come mai in cinque anni di governo il centrodestra non abbia adottato nessun provvedimento come quelli dei due decreti Bersani: Noi avremmo voluto fare molte liberalizzazioni, migliori di quelle del governo Prodi, ma non ce l'hanno permesso gli alleati. Forse ricordiamo male, ma Berlusconi non era il capo del governo e il leader maximo della coalizione?

Il rapporto del Cerm, redatto da Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno, ricostruisce innanzitutto la situazione  sino ad agosto 2006, e cioè prima che si permettesse la vendita al dettaglio dei farmaci di banco attraverso la grande distribuzione organizzata (Gdo) e le “parafarmacie”.  
Fino a quel momento l’Italia risultava il secondo Paese UE (dopo la Grecia) per indice di sovraregolamentazione della distribuzione al dettaglio dei farmaci. Quasi tutti i paesi europei permettono infatti da tempo la vendita di alcuni medicinali al di fuori delle farmacie, non necessariamente con un farmacista abilitato in loco.  In Italia non solo ciò era vietato in quanto vi era una totale esclusiva di vendita in favore delle farmacie ma esisteva, ed esiste tuttora, anche un  contingentamento numerico degli esercizi, con limitazioni della titolarità. Anche per questo l'Italia è il paese in cui il ricavo medio ante imposte delle farmacie per tutti i medicinali commercializzati è il più elevato. Distorsiva anche la regolamentazione dei margini delle farmacie, che essendo  proporzionali al prezzo di vendita incentivano la canalizzazione al consumo dei prodotti  più costosi.
 
La lobby dei farmacisti, contando su cospicue protezioni politiche, era sempre riuscita a resistere alle pressioni perché si realizzasse un minimo di liberalizzazione, nonostante nel dicembre 2003 una sentenza della Corte di Giustizia Europea (causa C-322/01),  avesse espresso una posizione favorevole alla diversificazione del canale distributivo e al veicolamento di maggiori informazioni tramite la pubblicità (senza neppure prevedere che l’informazione debba venire diffusa necessariamente da un farmacista). E la stessa Autorità Antitrust italiana aveva notato che le barriere alla commercializzazione “non appaiono giustificate da nessuna considerazione di interesse pubblico e determinano soltanto il permanere di rendite a favore dei beneficiari di tali limitazioni”.

Decreto Bersani, ottimi i risultati
Fortemente contrastata dai farmacisti anche con il ricorso a massicce campagne pubblicitarie, la liberalizzazione della vendita dei medicinali da banco, secondo il rapporto Cerm, ha immediatamente funzionato producendo risultati al di sopra delle aspettative; risultati che sono stati più evidenti e significativi dopo il superamento (a partire da metà settembre 2006) delle resistenze messe in atto da molti grossisti nell’approvvigionamento dei nuovi punti di vendita, e nonostante il tentativo, subito segnalato dall’Antitrust, di alcune regioni (come Lombardia e Umbria), di ostacolare l’ingresso di nuovi operatori introducendo ulteriori adempimenti.
Il 31 dicembre ben 600 esercizi avevano comunicato l’avvio dell’attività al Ministero della salute: nell’85% dei casi si tratta di esercizi di vicinato (parafarmacie ed erboristerie) distribuiti in tutte le Regioni e nel restante 15% di reparti di esercizi della Gdo.

Effetti positivi si sono riscontrati anche sul versante dei prezzi di vendita: mediamente il 20% in meno, con punte anche del 25-30% per alcuni medicinali come aspirina, enterogermina, Moment e Voltaren. E se tale forbice si va assottigliando di uno o due punti percentuali lo si deve al fatto che anche le farmacie hanno iniziato a praticare sconti, seppur ancora limitatamente ad un numero esiguo di medicinali.
Ultima osservazione del rapporto: dopo aver contestato aspramente il decreto-legge i farmacisti titolari di farmacie private cominciano a sfruttare le opportunità offerte da una legge meno vincolante anche per la loro attività. Tra questi, alcuni hanno deciso di aprire una parafarmacia.

 

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