Legge, ignoranza e amare risate all’Arciliuto

Legge, ignoranza e amare risate all’Arciliuto

Un salotto letterario che è una chicca tutta da scoprire nel cuore della Roma di una volta, a due passi da piazza Navona, in una piccola piazzetta che sbuca su Via dei Coronari: questo è il Teatro Arciliuto e, così come è d’élite la location, è d’élite anche lo spettacolo portato in scena dal 22 ottobre al 6 novembre.

Non che sia un testo inaccessibile, anzi, è un testo davvero per tutti, ma le risate sono ricercate e mai scontate e i temi attualissimi e complessi, tratteggiati con una leggerezza che solo i grandi testi possono promettere.

“Se la legge non ammette ignoranza, l’ignoranza non ammette la legge”, di e con Mimmo Mancini e Paolo De Vita, per la regia di Gisella Gobbi, è la storia dei due fratelli Capitoni: Cosimo e Carlo, due ex-giovanotti strampalati, ormai adulti inconcludenti, della Puglia dei giorni nostri.

legge3I due fratelli sono cresciuti in un Sud che regala speranze più che certezze e pretende più di quello che offre. Ogni problema è posto in mano all’Assessore di turno e alla fantasia che cerca di aggirare barriere ed ostacoli del vivere comune, in barba alla giustizia e alla ragione.

Là dove non c’è cultura è dura che arrivi la legalità: è questo il monito della brillante pièce teatrale, ed è così che il motto che campeggia in ogni tribunale si ribalta nella testa dei protagonisti mentre le lettere che compongono la scritta più incrollabile delle aule di giustizia cedono a ricordare la triste fine del loro senso imperituro.

Cosimo e Carlo fanno proprio ogni espediente per sottrarsi al pagamento di una cartella di Equitalia così cospicua che mai potrebbero ottemperare al debito. Da bravi disoccupati assolutamente non in cerca di un lavoro, quelle cifre a più zeri gravano sulla loro inerzia come una tagliola. E se mai hanno lavorato non si capisce nemmeno quando mai avrebbero potuto evadere totalizzando quegli importi.

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E’ probabile dunque che la burocrazia abbia compiuto un errore ma i due fratelli, invece di indagare per capire come si sia arrivati a quella grottesca situazione, si dibattono come anguille, o dovremmo dire come “capitoni” per svincolare “all’italiana” da un impiccio ormai divenuto un oneroso dato di fatto.

Seguendo il filo conduttore dell’assillante ricerca di un modo per saldare la cartella si dipanano le gags, ognuna imperniata su una strategia diversa per risolvere l’annoso problema contributivo.

E più si alternano i modi per uscire dal dilemma, più i due fratelli si invischiano nel pantano della burocrazia, perdendo tempo e altri soldi… Tutto fuorché affrontare legalmente la vicenda, magari pagando un avvocato o rivolgendosi direttamente all’ente per un ricontrollo della posizione…

Mentre i Capitoni vivono il loro dramma personalissimo, semplicemente tutto attorno, nessuno si accorge di loro e i riflettori di cui vanno in cerca li evitano ricordandogli quanto sono piccoli… proprio come gli zeri con cui li affligge Equitalia…

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E poi lo spettacolo, dopo un’ora e mezza di risate, finisce… e finisce come solo qui può finire… all’italiana…

Il Teatro Arciliuto è un posto da scoprire e questo è lo spettacolo giusto per farlo.

 

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