UN PAESE DIVISO A META? E LA MAGGIORANZA A DESTRA: UN ALTRO BLUFF DI BERLUSCONI

articolo

Non è vero che Berlusconi,
come usa dire anche scrivendo ai Capi di Stato esteri, ha avuto il
50,2% di voti, e che alla Camera il distacco dell’Unione è
di soli 20.000 voti. E neppure è vero che il Paese sarebbe
diviso a metà per la prima volta, lo è si può
dire da sempre. Berlusconi ha governato, e cercato di fare e disfare
l’Italia, con meno del 45% di suffragi. Prodi adesso ha il 50,02% e
il centro destra grida al colpo di Stato se nomina suoi
rappresentanti nelle istituzioni. Se fa, cioè, quello che
Berlusconi ha fatto tranquillamente con minori suffragi. Grazie
all’aiuto di transfughi (Tremonti, Grillo) e di senatori a vita

Articolo
di Gino Nobili

La patetica lettera dell’ex premier,
così gustosamente commentata da Antonio Biavati su
queste
pagine
contiene per l’ennesima volta il tormentone del 50,2% dei voti
che  il centrodestra avrebbe riportato alle ultime elezioni, per
cui il Paese
sarebbe spaccato, il centrosinistra non avrebbe il diritto morale di
governare e tanto meno di eleggere i Presidenti delle Camere e della
Repubblica. La tecnica è nota in Comunicazione: si fa un
affermazione apodittica, non importa se fondata, e la si ripete
all’infinito fino a che non diventa luogo comune. E’ vecchia come
il mondo, ma dall’uso massiccio che ne fa da almeno 12 anni l’ex
premier proporrei di intitolargliela ad honorem, e chiamarla da ora
in poi TB, “Tecnica Berlusconi”. La TB per funzionare richiede
naturalmente il dominio sui mezzi di comunicazione di massa, in
particolare la televisione, dominio che il Nostro si è
assicurato ben prima di entrare in politica ed è riuscito a
mantenere ed anzi ad espandere sia quando stava al governo che
dall’opposizione. Speriamo non stavolta. Proviamo a vedere il
bluff partendo dai dati ufficiali delle elezioni politiche 2006.

La tabella che segue ci
permette due considerazioni:

CAMERA


SENATO

voti 2006

% 2006

seggi


voti 2006 % 2006 seggi

39.207.413

100 %

630

totale 35.688.968 100 % 315

19.443.711

49,59 %

281

centro
destra
17.766.853 49,78 % 156

19.605.727

50,01%

349

centro sinistra

17.638.844

49,42 % 159

157.975

0,40 %

0

altri 283.271 0,79 % 0

 

  1. Non
    è vero che al Senato la Casa delle libertà ha avuto il
    50,2% dei voti: questa cifra viene dal conteggio dei votanti dopo
    avere però escluso in entrambe le Camere sia gli italiani
    all’estero che gli elettori della Valdaosta, e al Senato anche
    quelli del Trentino Alto Adige, con l’argomento che non concorrono
    al calcolo del premio di maggioranza! Ma qui non stiamo calcolando a
    chi va il premio, che peraltro al Senato era stato ideato in modo
    così bislacco proprio per arginare la prevista vittoria delle
    sinistre (la dea Nemesi non avrebbe potuto fare di meglio…), stiamo contando i voti. Ecco che al Senato hanno votato per il
    centrodestra non il 50,2 ma il 49,78% degli italiani, e per il
    centrosinistra il 49,42%: due cifre tanto simili da non poter
    gridare certo allo scandalo se il meccanismo elettorale (peraltro
    ideato proprio dal centrodestra) consegna tre senatori in più
    all’altro schieramento.
  2. Alla
    Camera, contrariamente a quanto Berlusconi ama sostenere, lo
    sbilancio verso sinistra non è di 20mila ma di oltre 160mila
    voti. E la percentuale di voti riportati dall’Unione supera sia
    pure di poco (0,1) il 50 per cento.

 

Uno sguardo indietro

Proviamo adesso a dare uno sguardo ai risultati delle elezioni tenute
sinora con il sistema maggioritario, e cioè indietro fino al 1994.

camera

voti
2001

% 2001

seggi
2001

voti
1996

% 1996

seggi
1996

voti
1994

% 1994

seggi
1994

totale

37.259.705

100%

630

37.484.398

100%

630

38.720.893

100%

630

centro destra

16.915.513

45,40%

368

20.740.337

55,33%

306

16.585.516

42,83%

366

centro sinistra

18.355.252

49,26%

262

16.436.994

43,85%

324

13.530.086

34,94%

217

altri

1.988.940

5,34%

0

307.067

0,82%

0

8.605.291

22,22%

47

senato

voti
2001

% 2001

seggi
2001

voti
1996

% 1996

seggi
1996

voti
1994

% 1994

seggi
1994

totale

33.872.262

100%

315

32.624.584

100%

315

33.028.402

100%

315

centro
destra

14.406.519

42,53%

176

17.268.793

52,93%

148

13.441.284

40,70%

155

centro
sinistra

17.666.764

52,16%

139

14.874.721

45,59%

167

11.139.648

33,73%

127

altri

1.798.979

5,31%

0

481.070

1,47%

0

8.447.470

25,58%

33

Per costruire le tabelle ci siamo basati esclusivamente sui dati
ufficiali dei votanti, dividendo gli elettori sui due fronti a
prescindere dal meccanismo elettorale (il cosiddetto “Mattarellum”).
Già ad un primo superficiale sguardo si può affermare che, se siamo “un
Paese spaccato a metà” non lo siamo da oggi, ma almeno dal 1996. Il
1994 aveva visto invece un Paese spaccato in tre grazie alla miopia
proprio del maggior promotore del sistema maggioritario, quel Mario
Segni che prima spinse in tale direzione poi si presentò con una
propria coalizione “di centro” che consegnò l’Italia in mano a
Berlusconi. Di fatto, il Patto Segni allora andò all’opposizione, ed il
centro-destra – ben lungi dall’avere con se il 50% dei voti validi più
uno – fece allora quello che rimprovera al centro-sinistra adesso, cioè
nominare nella propria parrocchia tutto il nominabile (il Presidente
della repubblica non potè perché già in carica). Tuttavia, nel nostro
conteggio non assegniamo il Patto a sinistra, cosa che renderebbe gli
antiberlusconiani dell’epoca largamente maggioritari, perché molti suoi
esponenti poi sarebbero andati a costituire l’area centrista del Polo.

Anzi, alcuni di essi furono determinanti per dare al primo governo
Berlusconi la fiducia al Senato. Tra questi il ben noto amichetto di
Fazio e di Fiorani, Senatore Grillo – eletto con Segni e passato a
Forza Italia, come peraltro lo stesso Tremonti – e i senatori a vita.
Un po’ peggio di quanto viene adesso rimproverato all’Unione, che sia
pure di poco una maggioranza al Senato ce l’aveva anche prima di
chiedere il voto di fiducia, e non ha avuto bisogno di campagne
acquisti notturne.

La lezione dell’elezione

La lezione di quel voto fu chiara: data una legge elettorale, le
coalizioni si devono organizzare di conseguenza, se no le elezioni si
perdono. Capito tutti? Mica tanto: perso l’appoggio della Lega, il
centro-destra si presenta alle elezioni del 1996 diviso e consegna in
mano al centro-sinistra un Paese non spaccato a metà, ma largamente di
animo destrorso. Guardiamo i numeri: si fossero presentati assieme al
maggioritario, o anche solo ci fosse stato un semplice proporzionale, i
partiti di centro-destra nel 1996 avrebbero avuto una maggioranza
consistente. Lo stesso discorso, ma capovolto, si può fare nel 2001:
Rifondazione fuori dalla coalizione di centro-sinistra consegna un
Paese largamente orientato a sinistra in mano ad un Polo che non si fa
nessuno scrupolo di approfittare della situazione per ridisegnare
l’Italia a suo piacimento, pur rappresentandone meno del 45%.

Tornando a oggi. Se consideriamo che la base dell’elettorato di
riferimento è quella della Camera (chi vota al Senato vota alla Camera
ma non viceversa, per via delle diverse età d’ingresso all’elettorato
attivo), il governo Prodi, con il suo 50,01 per cento, gode del maggior
consenso preventivo mai avuto da un governo nell’Italia democratica.
Non è poco, bisognerebbe cercare di non sprecarlo.

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