STASERA TIFEREMO ITALIA NONOSTANTE TUTTO. MA L’IMPORTANTE NON SONO I MONDIALI E’ USCIRE DAL TUNNEL

articolo

Marco Vitale ci ha fatto avere questo articolo,
scritto per Club 3, in cui  spiega perché anche cacciando Moggi e
qualcun altro come lui non si risolvono i mali del calcio italiano.
Mali che come ha rilevato anche Gino Nobili sulla nostra rivista (vedi
l’articolo “Pallone truccato, serve una cura da cavallo altrimenti si può chiudere”)
derivano da una degenerazione profonda, che deve essere affrontata da
governo e parlamento sotto lo stimolo dall’opinione pubblica e delle
componenti pulite del mondo calcistico. E’ per agevolare questa
rifondazione che Vitale si augura, a costo di sembrare un “traditore”,
che l’Italia venga rapidamente eliminata da questi mondiali.
Razionalmente ha ragione, ma emotivamente crediamo che anche lui
stasera, davanti al televisore, non potrà fare a meno di tifare per gli
azzurri, come tutti noi. L’importante però è rendersi conto che
comunque vada ai mondiali il nostro calcio è gravemente malato. E che
solo rimedi drastici possono salvarlo  
Articolo di Marco Vitale

Ricavi nel 2005 di 560 milioni di euro (aumentati
del 18% rispetto a quelli del 2004); utile netto di 137 milioni di euro
con un incremento del 35,5% rispetto al 2004; patrimonio netto (attivo
meno debiti) di 295 milioni di euro. Queste cifre non sono di una
profittevole impresa produttiva. Sono le cifre della FIFA, la
federazione mondiale del calcio, un’associazione non profit di diritto
svizzero, i cui stipendi sono confidenziali come si conviene ad
un’associazione non profit. Questa associazione che gestisce il
campionato del Mondo di calcio pagherà 15.7 milioni di euro alla
squadra che vincerà il campionato del mondo; le altre 32 finaliste
riceveranno compensi vari (con un minimo di 4.5 milioni di euro) in
funzione del loro avanzamento nel torneo, ma, in totale, le 32
finaliste riceveranno 193 milioni di euro. Queste cifre illustrano
perché il calcio mondiale (e non solo quello italiano) non è più un
semplice sport ma è diventato un grande spettacolo, ed un grande
“business”. La magistratura ha fatto vedere, finalmente anche ai
ciechi, di che profondità è stata la degenerazione del mondo del calcio
italiano. Ma sarebbe profondamente errato interpretare queste vicende
come una degenerazione locale di pochi uomini perversi.

Certamente persone perverse ci sono e non poche ed a tutti i livelli.
Ma il grande errore è stato di avere lasciato crescere il calcio come
un grande business facendo finta che fosse uno sport autoregolamentato,
come si conviene alle attività sportive. E quindi se vogliamo, come
dobbiamo, salvare il calcio se non altro perché 40 milioni di italiani
lo seguono con passione, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che
fatta un po’ di pulizia, cacciando qualche Moggi, le cose ritornino a
posto.


Il lavoro da fare
è di grande respiro, di lunga lena ma ben conosciuto
(dalla riforma radicale della Lega, all’adozione di una nuova forma
societaria per i club adatta al tipo di attività, al risanamento dei
bilanci, alla trasparenza contabile, alla riforma radicale
dell’organizzazione arbitrale, al ripristino della vendita collettiva
dei diritti TV, all’adozione di un progetto completo per il calcio
amatoriale). Quattro anni fa fui tra i primi a denunciare pubblicamente
la degenerazione del calcio ed affermai che la classe dirigente del
calcio  (Lega e Federazione) e del CONI (il massimo responsabile di cui
nessuno parla) era così intrinsecamente marcia e irretita
dall’affarismo e dai conflitti di interessi, che mai, da solo, il
calcio sarebbe stato capace di riformarsi. “Dovrà intervenire, dissi, a
piedi giunti la magistratura”. Oggi questo inevitabile e spiacevole
sviluppo si è concretizzato ed auguriamoci che la magistratura vada
fino in fondo, facendo giustizia e non giustizialismo, senza farsi
prendere, a sua volta, dalla pressione mediatica, senza fare, cioè,
teatro.


Ma ora dobbiamo porci una nuova domanda:
sarà allora la magistratura a
riformare e risanare il calcio? La risposta è negativa. La magistratura
può fare solo il suo mestiere: accertare i fatti penalmente rilevanti e
punire i colpevoli. Ed allora? Chi riformerà il calcio? Sulla base
delle preziose evidenze della magistratura e di tutte le altre
conoscenze che già si sono accumulate sulla degenerazione del calcio,
la riforma la possono fare solo il Governo e il Parlamento imponendo,
con leggi assennate, quei cambiamenti indispensabili, che il calcio da
solo non è stato capace e non sarà mai capace di darsi. Ma, a loro
volta, il Governo e il Parlamento, devono essere stimolati ad agire
nella giusta direzione (anche affrontando grossi interessi contrari) da
quella componente non piccola del calcio per bene, amatoriale e
professionistico, e da quella parte di tifosi che ancora crede che non
basti vincere ma che bisogna vincere pulitamente e onestamente.
Giocatori, allenatori, dirigenti di squadre minori, appassionati
sostenitori del calcio amatoriale, sindaci di città che avete capito
come, nel bene e nel male, esista uno stretto legame tra la fama delle
città che amministrate e la sua squadra di calcio, non state rintanati
ad aspettare gli eventi! Questo è il momento di far sentire la propria
voce, di uscire allo scoperto, di dare una mano a sgombrare il campo
dalle macerie e rifare il tappeto erboso.


Fra poche ore
inizierà la partita inaugurale del torneo italiano. So che
farò arrabbiare molti lettori e che riceverò messaggi irati, ma io
spero che la squadra azzurra venga eliminata presto. Questo calcio non
è degno di stare alla ribalta e non rappresenta l’Italia ma è una
specie di Circo Barnum e dobbiamo tutti, senza più distrazioni emotive,
lavorare alla rifondazione del calcio prossimo venturo.

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