MASTRANTONI: NELLA FINANZIARIA 2008 SOLO BLUFF PER COSTI DELLA POLITICA, PREZZI, CANONE RAI

Accanto ad una serie di annunci di futuri sgravi per lavoratori e pensionati (se ne parlerà, se tutto andrà bene, nel 2009), a un bonus  incapienti di problematica applicazione e a sconti più sostanziosi per i proprietari di case (la promessa elettorale di Berlusconi di abolizione dell'Ici ha fatto scuola), nella Finanziaria ci sono alcune misure apparentemente accattivanti, come l'istituzione di un'Autorità competente per la vigilanza sui prezzi, l'esenzione del canone Rai per gli ultrasettantacinquenni, la riduzione dei costi della politica. Misure serie? No, solo prese in giro. Parola di Primo Mastrantoni, segretario nazionale dell'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Intervista di Giancarlo Fornari

Nella Finanziaria 2008 ci sono diverse norme che dovrebbero contribuire a risolvere problemi molto seri, a cominciare dalla riduzione dei privilegi della famigerata casta. C'è anche l'invenzione del cosiddetto Mister Prezzi, che dovrebbe mettere un argine a un'inflazione – trainata dagli alimentari e dai prodotti petroliferi – sempre più preoccupante. Come giudica queste misure?

Mister Prezzi è puro fumo negli occhi perché non ha nessun potere di intervento. La sua funzione è solo quella di raccogliere "le carte". Sui prezzi agiscono già una miriade di organismi: per alcuni settori (elettricità, gas) c'è l'apposita Autorità per l'energia elettrica e il gas. Se il compito di Mister Prezzi è quello di porre sotto osservazione i prezzi ricordiamo che esistono gli Osservatori sui prezzi a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale, in più ci sono la Direzione per la tutela dei consumatori del ministero dello Sviluppo economico, l'Istat, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) e vari istituti pubblici e privati. A cosa serve quindi istituire un nuovo Garante? A soddisfare le ambizioni di qualche candidato o a dare l'impressione che si sta facendo qualcosa per contenere l'innalzamento dei prezzi? Insomma si fa del fumo per nascondere l'incapacità di dare risposte ai cittadini.

Nella Finanziaria 2008 ci sono comunque delle misure, sia pure non molto incisive,  di riduzione dei costi della politica, a partire dal congelamento degli aumenti di stipendio per i parlamentari.

Il problema della cosiddetta Casta non è quello degli stipendi, che incidono in modo irrilevante sulle casse dello Stato, ma quello di decine di migliaia di enti e organismi inutili, per esempio le Comunità montane (il compito lo può svolgere la Provincia), le circoscrizioni cittadine (basterebbe un delegato del sindaco per dare i servizi ai cittadini), le agenzie a tutti i livelli, nazionale, regionale, provinciale. Per fare un solo esempio: la regione Lazio ha 75 fra enti ed agenzie che costano 2 miliardi di euro; razionalizzandole a 38 (evitando doppioni e sovrapposizioni) si possono risparmiare 105 milioni di euro! Tutte queste strutture sono funzionali alla partitocrazia per mantenere il proprio potere a tutti i livelli.
 
Un'altra disposizione della Finanziaria prevede l'esenzione dal canone Rai per gli ultrasettantacinquenni. Sembrerebbe, almeno questa, una buona iniziativa.

Purtroppo anche l'esenzione agli 'over 75' è una presa in giro. Intanto, l'aspettativa media di vita in Italia è di 76 anni per gli uomini ed 82 per le donne. In altre parole, l'uomo italiano “medio” potrà beneficiare dell'esenzione solo nell'ultimo anno della sua vita. Più generosa invece l'esenzione per le anziane.
Punto secondo, il reddito degli anziani in questione, compreso quello del coniuge, non deve superare 561,46 euro mensili. In altre parole, gli anziani dovranno essere vedovi o divorziati, ed usufruire tutt'al più della pensione minima. Un centesimo in più rispetto a quel "minimo vitale" e niente esenzione.
Punto terzo, il canone è abolito esclusivamente per coloro che non hanno conviventi. Se l'anziano ha una badante o vive con un figlio dovrà continuare a pagare il canone.
 
Visto che stiamo parlando di canone Rai, vorrei chiederle un parere sul problema sollevato  pochi giorni fa su "La Stampa" da una signora di Torino, che nonostante non possegga la televisione è perseguitata dalla Rai che vorrebbe farle pagare il canone. "Non ho più la televisione da dieci anni – ha scritto la lettrice – e continuo a ricevere avvisi dalla Rai per il pagamento del canone che mi minacciano anche di eventuali controlli. Ho mandato due righe per comunicare che non ho apparecchi televisivi, sperando di mettere fine a quelle che considero intimidazioni. Ricevo una 'dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà  in cui mi si chiede di sottoscrivere la seguente frase: 'di non essere in possesso di alcun apparecchio atto o adattabile alla ricezione di programmi televisivi, compresi personal computer, decoder e altri apparecchi multimediali. Posseggo un computer (che non renderò mai adattabile alla ricezione): qualcuno mi può dire se in questo caso firmo il falso? Come faccio – conclude la lettera – a liberarmi della maledizione della Rai?".
Le giriamo la domanda. Secondo Lei, è legale questo comportamento? E se lo è, cosa possiamo fare per difenderci?

 
Il computer è ormai una comodità diffusa nelle case ma anche e soprattutto nelle aziende e negli uffici. Per questo abbiamo chiesto agli uffici regionali della Rai, all'Ufficio normative e contratti del servizio pubblico, al ministero delle Finanze ed all'Agenzia delle Entrate se anche gli esercizi pubblici provvisti di un PC fossero tenuti a pagare il canone speciale di abbonamento. Ma abbiamo riscontrato confusione e contraddittorietà nelle risposte. Alcuni non ci hanno saputo rispondere, altri hanno sostenuto che un computer è soggetto a canone solo se impiegato per guardare la tv. Altri ancora hanno invece detto che il canone lo si paga indipendentemente dall'uso che si fa del computer, in quanto trattasi di una tassa sul possesso e non sull'utilizzo. Quest'ultima è la versione ufficiale offerta dall'Ufficio normative e contratti.
Sembra certo, comunque, che gli esercizi pubblici, compresi il piccolo ufficio del geometra, gli sportelli bancari, la piccola associazione no-profit, gli uffici dell'amministrazione pubblica, il negozio di alimentari sotto casa, le redazioni giornalistiche, etc. devono pagare il canone speciale di abbonamento se provvisti di un computer. Questo il risultato della terza indagine dell'Aduc sul canone Rai.

L'obbligo di pagamento del canone in caso di possesso del computer e di altre apparecchiature di tipo elettronico riguarda dunque soltanto gli esercizi pubblici, gli uffici ecc., e non anche i privati? Per quanto ci risulta, in base alla legge, il canone sarebbe dovuto non solo per gli apparecchi finalizzati alla ricezione delle trasmissioni tv ma anche quelli adatti o adattabili alla ricezione, e sia da parte dei titolari degli esercizi pubblici che dei privati. Insomma, che cosa si potrebbe rispondere all'autrice della lettera?
 
Su questo punto siamo in attesa di una risposta ufficiale dall'Agenzia per le entrate. Per dare un'idea della confusione che regna nella materia vorrei dare qualche dettaglio sull'indagine che abbiamo svolto nel tentativo di chiarire definitivamente la situazione.
Abbiamo chiamato più volte (venti operatori diversi) il servizio "Rispondi-Rai" al numero 199.123.000. Le risposte sono state varie e contraddittorie, ma in generale emerge una  interpretazione molto ampia dell'espressione "apparecchi atti o adattabili". Per alcuni operatori il canone/tassa è dovuto solo se si è in possesso di un televisore, di un computer (anche senza scheda tv e connessione Internet) o di un videoregistratore. Per altri operatori, la tassa deve pagarla anche chi detiene solo uno dei seguenti apparecchi: registratore dvd, videofonino, tvfonino, ipod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a sè stante (senza computer annesso), videocitofono, modem, decoder, videocamera, alcuni tipi di macchina fotografica digitale.
Tutti questi apparecchi, riferiscono gli operatori della Rai, sono infatti "adattabili" alla ricezione dei programmi tv (cosa che potrà essere confermata da un qualsiasi esperto di elettronica).

Avete interessato l'Agenzia delle Entrate?

Certamente. Abbiamo prima chiamato il numero verde 848.800.444, dove dopo 25 minuti di attesa ci hanno suggerito di chiamare l'Agenzia delle Entrate Torino 2. Ma al numero dell'Agenzia di Torino ci hanno invitato a chiamare il numero 199.123.000, ovvero gli operatori Rispondi-Rai già da noi interpellati più volte.
Ci siamo rivolti anche al Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il centralino ci ha detto di chiamare l'Ufficio Legislativo, il quale ci ha suggerito di chiamare l'Ufficio Legislativo-Finanze. Quest'ultimo ha detto di non poterci rispondere ma ci ha suggerito di inviare un fax al fine di aprire una istruttoria.
Per ultimo abbiamo interpellato la Guardia di Finanza, contattando l'organo di polizia predisposto al controllo sul territorio. L'Ufficio Centrale per le Relazioni con il Pubblico ci ha suggerito di chiamare il Comando Provinciale di Roma. Questi ci hanno rimandato prima al ministero delle Finanze (già chiamato) e poi all'Ufficio Monopoli, che non risponde. Abbiamo quindi contattato vari comandi regionali e provinciali della Guardia di Finanza. Nessuna risposta, eccetto per un cortese ufficiale di Torino che ci ha invitato a recarci nel suo ufficio per cercare risposte meno generiche. Cosa che non abbiamo ancora fatto.
 
A questo proposito ci sembra doveroso ricordare che proprio voi dell'Aduc avete organizzato una raccolta di firme per l'abolizione del canone Rai. A che punto sta questa iniziativa?

La petizione che chiede l'abolizione del canone/tassa ha avuto un grande successo raccogliendo sino ad ora oltre 200.000 firme. Si può sottoscrivere sul nostro sito aduc.it, dove si trovano anche gli schemi di lettere da inviare alla Rai o le indicazioni sul che fare in alcune situazioni tipiche (Non ho la TV e non vi pago! – Ho la TV e voglio liberarmene! – Rimborso canone pagato in più – I metodi più comuni usati per estorcere il canone e come difendersi).
Ma non ci siamo limitati alla petizione, abbiamo promosso numerose interrogazioni parlamentari per fare luce – anche qui senza risultati – sulle condizioni effettive per le quali scatta l'obbligo del canone. Abbiamo presentato un esposto-denuncia alla Corte dei conti per segnalare che la Rai, mentre scatena una campagna di vera e propria intimidazione per riscuotere il canone anche dai privati che non posseggono un televisore, trascura di riscuoterlo, rinunciando a introiti rilevanti,da tutti gli operatori che posseggono un apparecchio tv al di fuori dell'ambito familiare.
La battaglia principale che noi continueremo a fare, vista anche la qualità dei programmi e il fatto che la Rai ormai vive di pubblicità alla stregua della concorrente privata, è quella per la privatizzazione prima e l'abolizione dopo del servizio pubblico di informazione radiotelevisiva. Se intanto si potesse abolire il canone, ormai del tutto ingiustificato,  i contribuenti si sentirebbero un po' meno presi in giro e verrebbero sgravati di un peso non indifferente per i bilanci familiari. Ma fino a quando esiste l'attuale legge, non è tollerabile che venga applicata in maniera arbitraria e cialtrona.

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