?L’IMBARBARIMENTO DEL LINGUAGGIO POLITICO?

(Giancarlo Fornari – Edizioni Ediesse – Roma 2006)

Stralci dal Cap. I  (Mascheramenti e ossimori. Il trionfo del mastellismo)

Il bis-pensiero e gli unshared referents di Berlusconi/Bush

Un interessante tipo di artificio argomentativo è quello che potremmo chiamare, utilizzando la terminologia di un linguista americano, degli unshared referents, ossia la ripetizione di opinioni e dati (i referents) presentati come condivisi da tutti – mentre in realtà non lo sono – allo scopo di dare per dimostrato ciò che si dovrebbe dimostrare. Tecnica usata da Bush quando doveva provare il possesso di mezzi di sterminio di massa da parte di Saddam in modo da giustificare l’invasione dell’Irak. Il presidente americano continuò per mesi a dare come certi (e condivisi da tutti) indizi che provenivano solo da illazioni dei suoi servizi. Con una certa abilità sofistica Bush arrivò a negare la possibilità stessa della dimostrazione. È vero, ammetteva il 12 settembre 2002, ci manca la prova finale. Ma «the first time we may be completely certain he has a nuclear weapon is when, God forbids, he uses one». Come dire, supponendo che tu abbia un coltello in tasca ti sparo addosso senza aspettare di averne la certezza, perché potrei averla solo quando lo tirerai fuori per uccidermi.
Il metodo degli unshared referents è usato con grande disinvoltura da Silvio Berlusconi quando, in un’intervista al quotidiano di famiglia «Il Giornale», vuole negare la sua iscrizione alla loggia massonica P2, confessata invece nel corso di un interrogatorio cui era stato sottoposto nel 1981.

La P2 vent’anni dopo – Come cambia l’evento
 
Ottobre 1981
– Dichiarazione di Berlusconi al giudice istruttore – Milano  
Mi sono iscritto alla P2 nei primi mesi del 1978, su invito di Licio Gelli che conoscevo da circa sei mesi e che avevo visto solo due volte. Egli mi chiarì che tramite la massoneria avrei potuto avere dei canali di lavoro e contatti internazionali utili per la mia attività… il mio grado era quello di apprendista.  

 
Marzo 2000 – Dichiarazione di Berlusconi a «Il Giornale» – Milano     
Tutti sanno che non sono stato mai iscritto alla P2. Che un giorno arrivò una tessera di iscrizione dove mi si classificava «apprendista muratore» e io, che allora ero il più importante costruttore di case in Italia, scoppiai in una sonora risata davanti a tutti i miei collaboratori. La mia segretaria provvide a restituire la tessera al mittente.    

A distanza di anni l’iscrizione alla Loggia è cancellata e non esiste più, un po’ come quando nell’Unione sovietica si cancellavano dai libri di storia determinati eventi, come il patto di Stalin con il nazista Ribbentrop, che non erano in sintonia con il nuovo sistema di alleanze della potenza comunista. Sì, la leggenda di Berlusconi socio della P2 è esistita, ma solo perché nata da un episodio da cabaret: la gaffe di uno sconosciuto che a sorpresa offre «un posto da apprendista muratore» niente meno che ad uno che è il più importante costruttore italiano. Testimoni? Sì, naturalmente. La sua segretaria e un gruppo di anonimi, divertiti collaboratori.
Ma il particolare che è più interessante notare in questa fantasiosa versione negazionista è il modo in cui inizialmente Berlusconi si difende dall’accusa. L’ex premier non dice «non è vero che ho fatto parte della P2» e neppure «smentisco in modo assoluto di essere stato iscritto alla P2» ma qualcosa di diverso, dice: «Tutti sanno che io non sono mai stato iscritto alla P2». Utilizzando, cioè, la tecnica degli unshared referents usata, in epoca più recente, dal suo amico Bush. «Tutti sanno». Tutti noi, non lui, sappiamo la verità, ossia che la sua iscrizione alla P2 è una favola, «tutti noi» siamo testimoni della sua verginità massonica. La sua non-verità non viene da lui ma da noi, è messa in bocca nostra. Diventa una vox populi, fornita dell’autorità dell’argumentum ad numerum e quindi apparentemente non smentibile e non falsificabile.
Il sospetto è che lui per primo finisca con il credere alla rete di menzogne che costruisce nel tempo, rimuovendo dalla sua stessa memoria dettagli che possono risultare scomodi e sostituendoli con altri più funzionali all’immagine che vuole dare, e prima di tutto conservare, di sé («non ho mai fatto parte della P2»; «Non ho mai insultato nessuno, semmai ho fatto solo dell’ironia», «non mi interesso più delle mie società»). È il meccanismo del bis-pensiero alla Orwell, che consente di credere che in una società totalitaria tutto è possibile, anche sostenere una verità e il suo contrario: «raccontare deliberatamente menzogne ed allo stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega».

 

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