LEGA LADRONA, MILLY D’ABBRACCIO E IL LATO B DELLA POLITICA

milly d'abbraccio

(10.4.08) “BASTA CON QUESTE FACCE DA C.”, è lo slogan della candidata D'Abbraccio nella lista socialista per Grillini sindaco, che esibisce sui muri di Roma un lato B veramente da A.  “Il suo è un buon programma ma troppo ambizioso”, le direbbe de Gaulle, come fece quando in un comizio un ascoltatore entusiasta gli gridò “mettiamo a morte tutti i coglioni”. Ad avvalorare le tesi dell'ex pornostar basta prendere l'esempio della Lega Nord, che scaglia un giorno sì e l'altro pure pesanti  improperi contro Roma ladrona, e poi si scopre che il presentatore della legge truffa (poi approvata, non c'è da stupirsi, con una larga maggioranza bipartisan) che in caso di elezioni anticipate raddoppia i contributi dei partiti è proprio, guarda un po', un deputato leghista. Che gli italiani ne abbiano fin sopra i capelli dei fondoschiena esibiti senza pudore dai politici di tutte le risme è un fatto ormai assodato. Quello della D'Abbraccio almeno riconcilia l'estetica con la politica. Opportunamente, il suo addetto stampa ha fatto sapere che l'affissione del manifesto proseguirà, ma evitando di metterlo nelle zone vicine al Vaticano. E' noto, del resto, che da quelle parti potrebbero avere altre preferenze.
Articolo di Carlo di Sangiusto
 
Il voto anticipato è dispiaciuto a molti peones di prima nomina che perderanno la medaglietta di parlamentare senza neppure, ahimé, aver maturato il diritto a pensione, ma non è dispiaciuto affatto ai leader dei partiti, che incasseranno fino al 2011 rimborsi elettorali doppi. Sia quelli maturati per la quindicesima legislatura che quelli relativi alla sedicesima. E così ad esempio Mastella, che uscirà per questa tornata dal Parlamento insieme al suo partito-famiglia, si porterà comunque a casa fino al 2011 i ratei del rimborso delle elezioni 2006. Una buonuscita di “soli” 8 milioni 944 mila 814 euro. Senza contare i finanziamenti al giornale.

In totale, la beneficiata dei partiti comporterà per i contribuenti un maggiore costo di 300 milioni. Il tutto come conseguenza di una leggina fatta approvare nel marzo 2006 da un deputato leghista di nome Balocchi, all'epoca tesoriere del Carroccio. E già assurto agli onori della cronaca come “deputato scambista”, nel senso che lui e l'altro collega della Lega Ballaman, per aggirare le norme della Camera che vietano ai deputati di assumere le proprie mogli, avevano assunto ciascuno la moglie dell'altro. Niente male per gente piovuta nella capitale per fare i moralizzatori. Con facce così, come dare torto a Milly D'Abbraccio?   

Come rimborso elettorale, le disposizioni attuali prevedono l'erogazione ai partiti di 5 euro per ogni avente diritto al voto. Cifre che si moltiplicano ad ogni elezione della Camera, del Senato, delle Regioni e del Parlamento europeo. In totale un monte di oltre 200 milioni di euro l'anno che non ha alcun rapporto – come ha mostrato la Corte dei Conti – con le spese effettivamente sostenute per la partecipazione alle elezioni. Il termine “rimborsi elettorali” è infatti solo una foglia di fico messa sulla legge dalla classe politica per potersi mettere sotto  i piedi il referendum con il quale il popolo "sovrano” aveva abolito il finanziamento pubblico dei partiti.
Il rimborso non ha neanche alcun rapporto con l'effettivo esercizio del voto. Ci può essere un 40, 60, 80 per cento di non votanti ma i 5 euro vengono stanziati comunque, i soldi per i partiti saranno sempre gli stessi.
Per ricevere il finanziamento non è neppure necessario aver fatto eleggere un parlamentare, è sufficiente aver riportato un tetto minimo di voti dell'1 per cento alla Camera, del 5 per cento al Senato.
Tra i beneficati di queste elezioni ci saranno sicuramente i socialisti e la destra della Santanché, forse il Pcdl di Ferrando e la lista “per il bene comune” di Fernando Rossi, molto probabilmente l'Unione consumatori di Bordon e Manzione.

A fruire di generose contribuzioni non sono solo le formazioni politiche più consistenti, sono anche  partiti e partitini pressoché clandestini, formazioni elettorali vissute “l'espace d'un matin” in qualche elezione regionale.
Ecco quindi l'Aquilone lista del Presidente, 278 mila euro (si tratta di una lista di sostenitori di  Totò Cuffaro nelle passate regionali siciliane), l'altra formazione elettorale dell'isola Uniti per la Sicilia (255.000 euro), quattro liste autonomiste dell'Alto Adige (in tutto circa 90 mila euro), la lista del Friuli Venezia Giulia Cittadini per il Presidente (84.000 euro), i Riformatori Sardi (88.000 euro), e poi tutta una serie di altre liste regionali e locali (Insieme per Bresso – 109.000 euro, Verdi verdi per Ghigo – 43.000 euro,  Per la Liguria Sandro Biasotti – 128.000 euro, Per Claudio Burlando – 64.000 euro, Progetto Nord est – 217.000 euro, Per il Veneto con Carraro – 185.000 euro, La Puglia prima di tutto – 324.000 euro, La Primavera Pugliese – 91.000 euro) che sommate alle altre ramazzeranno, nel triennio 2008-2010, quasi 11 milioni e mezzo di euro.  
Vero affare, a quanto si direbbe, queste liste regionali, che si impegnano un paio di mesi con un po' di propaganda per sostenere il candidato Presidente e in cambio raccolgono consistenti  finanziamenti per tutta la durata  della consiliatura, senza necessità di svolgere attività politiche (non sono partiti ma formazioni elettorali estemporanee) e senza nessun controllo sull'effettivo utilizzo dei fondi.  

Ma poi, come abbiamo visto
, c'è la legge Balocchi che a livello nazionale raddoppia i finanziamenti in caso di fine anticipata della legislatura. E così  fino al 2011 il partito degli autonomisti altoatesini, l'SVP, potrà depositare nelle sue teutoniche casse circa 4 milioni di euro, i socialisti di Boselli si consoleranno delle loro prossime, prevedibili delusioni elettorali con quasi due milioni di euro da mettere in banca come rimborso per le elezioni del 2006, ai quali ovviamente – per loro come per tutti gli altri partiti che avranno superate le soglie previste – si aggiungeranno i nuovi fondi relativi alle elezioni del 2008.
E sempre grazie a questa legge, il taglio del 10% al fondo annuale per i rimborsi deciso con la Finanziaria e tanto strombazzato dal ministro Di Pietro nel suo penoso “manifesto della bistecca” (“abbiamo tolto il grasso ai partiti”), servirà solo a ridurre di 30 milioni (da 300 a 270) l'aumento del finanziamento pubblico. Ci vuole veramente una faccia come il lato B. Milly, sei tutti noi. E se ti avanza tempo viecci a trovare in redazione.

 

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