LAICI E NAZISTI PER ME PARI SONO, PAROLA DI B. XVI. LETTERA APERTA AL DIRETTORE DI REPUBBLICA

(21.8.09) L'inqualificabile uscita di Benedetto XVI, che si è permesso di parificare laicismo e nichilismo al nazismo e di assimilarli nella responsabilità della Shoah, ha provocato le proteste degli esponenti ebraici, che hanno avuto buon gioco nel ricordare al Papa che l'antisemitismo nazista non è nato nel vuoto ma ha trovato alimento nell'odio per gli ebrei coltivato per millenni dalla Chiesa cattolica. Silenzio invece da parte laica, se si esclude un intervento critico di Adriano Sofri su La Repubblica. Ma subito dopo il giornale di Ezio Mauro, spaventato dalla sua stessa audacia, si è affrettato a correre in  soccorso del Papa pubblicando uno sconclusionato articolo intitolato significativamente "Le ragioni di Benedetto XVI su ateismo e nichilismo" e firmato da certo Vito Mancuso: il quale ha confermato la grande verità che il Papa tedesco si affanna a propagandare in tutte le salse, e cioè che sotto l'ombra nefasta del laicismo non ci può essere spiritualità, dove non c'è spiritualità non ci può essere amore, e dove non c'è amore non ci può essere etica. L'antropocentrismo, peccato capitale di noi laici, è dunque responsabile di tutti i mali del mondo, compresi gli incidenti stradali e le disgrazie in montagna. Che un teologo, quale ci dicono sia il Mancuso, possa sostenere simili tesi è un  problema suo. Che le sostenga, invece che su un bollettino parrocchiale,  su un giornale presunto laico come Repubblica, diventa però un problema nostro.
Lettera aperta di Giancarlo Fornari

Egregio Direttore,
Dopo la sortita di Benedetto XVI – il quale, con un teorema di rozzezza inaudita, ha decretato tout court che “laicismo = ateismo”, “ateismo = nichilismo”, “nichilismo = nazismo”, lui sì che se ne intende – tutto ci si sarebbe aspettati tranne che il Suo giornale, pretesamente laico, corresse in soccorso del grande pensatore.
Viceversa di ritorno da un viaggio leggiamo su Repubblica del 14 agosto le elucubrazioni di certo Vito Mancuso, che con molti distinguo un po' untuosi fa l'avvocato d'ufficio di B. XVI, affermando che “è quanto mai vera la sua critica dell'antropocentrismo moderno”.
Ma guarda un po', e perché? La risposta è semplice: perché su Repubblica dell'11 agosto il Mancuso ha letto di persone che hanno perso la vita dopo una rissa al bar, di un 15enne precipitato in montagna mentre cercava funghi, di cinque vittime a Caserta per incidenti stradali, di un altro che muore dopo “una rissa al bar, ucciso con un pugno”, di “bambini che se ne vanno nel pieno dell'infanzia”. Cose tragiche, si capisce, tutti noi vorremmo vedere bambini che se ne vanno nel pieno della vecchiaia, e invece no.
Questi titoli sono la prova provata, ci spiega il sottile pensatore, che B. XVI ha ragione, sono le “tragedie che gli uomini esperiscono”. E perché mai “esperiscono”? Diamine, perché sono laici, nichilisti, antropocentrici, relativisti, individualisti. Ci vorrebbe qualcuno che lo vada a dire alle cinque vittime di incidenti stradali a Caserta e al 15enne morto in montagna: è colpa dell'ateismo privo di spiritualità se ci hanno rimesso la pelle. Tutti i salmi finiscono in gloria, come sempre “C'est la faute à Voltaire”. E'  tutta colpa dell'Illuminismo, il Grande Peccatore contro cui la Chiesa cattolica, specie sotto questo Papa,  non perde occasione per vomitare anatemi.
 
Certo che questa filosofia, o sociologia, o teologia, basata sui titoli dei giornali e dei telegiornali è un'interessante novità scientifica. Ma cosa diciamo allora dei titoli sulle intolleranze e le aberrazioni della religiosità, le donne lapidate, i veli imposti, le stragi degli innocenti compiute in nome del loro Dio dai seguaci delle cosiddette “religioni forti”? O dei titoli sulle abiette pratiche pedofile dei sacerdoti cattolici in tutto il mondo? E non abbiamo letto in qualche altro titolo di giornale che gli uomini della Wehrmacht avevano sul cinturone la scritta “Gott mit Uns” e che il nazismo è nato – guarda caso – non nella laica Amsterdam ma nell'ultracattolica Baviera? Gli stessi assassini di cui ai titoli di Repubblica su cui l'illustre pensatore Mancuso fonda il suo giudizio del mondo, non saranno per caso – in base al calcolo delle probabilità – dei buoni e osservanti cattolici? Emulando il Mancuso ne dedurremo che “religiosità = delittuosità, intolleranza, maschilismo, violenza, terrorismo, stragismo”?  

Non si capisce perché allora costui
dovrebbe sentirsi autorizzato a sostenere che laicismo è uguale a nichilismo, che l'ateismo è la negazione della spiritualità, e che senza Dio non ci sarebbero né spiritualità né tanto meno etica. Ignora il Mancuso – tanto per fare qualche esempio – che Budda era fondamentalmente ateo; non ha mai sentito parlare di un certo Kant con il suo mondo morale “dentro di me” e nessun Dio sopra? Non ha trovato mai titoli di giornali sulla spiritualità e il profondo senso etico di altri grandi atei tipo Socrate o Seneca? Ignora forse i tre grandi precetti elaborati dal diritto romano tanto prima di Cristo – “honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere” – che potrebbero essere considerati i fondamenti di un'etica “laica” universale?  E' mai possibile – sia pure a Ferragosto – ragionare su questi temi in termini tanto semplicistici su un giornale come Repubblica?  
 
Abbiamo poi scoperto, da una lettera pubblicata sulla stessa Repubblica, che il Mancuso sarebbe “un avveduto teologo”. Certo che se lui è uno avveduto, figuriamoci gli altri. Ma il problema non è il reverendo Mancuso, caro Mauro, il problema è Lei, Direttore di un giornale pretesamente laico, che dopo averci inflitto come opinionista niente meno che l'ex Capo Ufficio stampa di Giovanni Paolo II si sente in dovere di arruolare un teologo “avveduto” per correre in soccorso di Benedetto XVI e delle sue inqualificabili esternazioni. Sarà forse perché il “Partito Repubblica” nella sua Crociata Moralizzante Anti Berlusconi sente il bisogno di attirarsi simpatie (o di non crearsi antipatie) in un Vaticano che di questa crociata potrebbe essere – ma sappiamo che non sarà mai – un potente alleato?  
Non sarebbe forse meglio, caro Direttore  – lo diciamo nonostante il disprezzo che sentiamo verso quel personaggio – che Lei lasciasse perdere definitivamente le illusioni di provocare una crisi di governo con annessi sogni inconfessati di gloria alla Washington Post e si limitasse a fare un giornale? E se il suo è solo un giornale, e per di più un giornale che deve piacere a un certo tipo di lettori, perché li deve infastidire con articoli alla Novarro o alla Mancuso?
Il predicatore in casa, diceva qualcuno, non ce l'hanno che i principi. Noi, che consideriamo Repubblica come una specie di casa, del predicatore faremmo volentieri a meno. Insieme ad altri amici abbiamo quindi stabilito una nostra privata penale: un articolo alla Mancuso o alla Novarro Valss con lodi a Benedetto XVI o al cardinal Bagnasco: cartellino giallo, una settimana di sospensione. Tre articoli, cartellino rosso: tre mesi. Cinque articoli, addio definitivo. Le stesse penalità per i servili titoli a tutta pagina con cui Lei è solito fare da cassa di risonanza del quotidiano “MONITO DEI VESCOVI”: “Monito dei Vescovi a Obama” – figuriamoci quanto trema, a Zapatero, alla Merkel, all'ONU, al Codice da Vinci, alla RU 486, all'omeopatia, al Gay Pride, al preservativo, a Harry Potter.  Sospensioni.

Per favore, non ci costringa.
Cordiali saluti
Giancarlo Fornari

 
 
 

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